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Esclusiva VNV: L’intervista a Riccardo Calcagni


Di Alberto Battimo
Foto © Guido Leonardi

Sta vivendo la sua terza stagione a Novara, dopo il prolungamento firmato l’estate scorsa. Grazie alle sue prestazioni è diventato uno dei beniamini dei tifosi, inoltre la sua esperienza e il suo carattere fanno di lui un giocatore molto considerato anche nello spogliatoio. La sconfitta nel derby non deve lasciare strascichi, questo è il messaggio che ha voluto rimarcare in questa intervista. Tanti gli argomenti trattati: in nessuno di questi si è sottratto, esprimendo la sua opinione su ogni tema. Lui è… Riccardo Calcagni.

Prestazione sottotono in quel di Vercelli, un passo indietro nel derby è il rammarico più grande. I presupposti per una gara diversa c’erano tutti, la vittoria casalinga contro la Pro Patria doveva rappresentare il giusto trampolino di lancio per uscire indenni nella sfida più sentita della stagione. Qual è la tua spiegazione, relativa al rendimento dimostrato lunedì sera? “Sono d’accordo nel definire sottotono la nostra prestazione. Siamo una squadra che punta a fare la partita, purtroppo lunedì sera non ci siamo riusciti. La bravura della Pro Vercelli è stata quella di essere continuamente aggressiva a tutto campo, senza lasciarci il tempo necessario per ragionare o per compiere una giocata utile. Non siamo stati abili nell’uno contro uno, ci è mancato quel guizzo necessario per creare una certa superiorità numerica. In fase difensiva non siamo stati precisi: dovevamo pressarli alti per indurli a sbagliare, il loro gioco era solo volto ai lanci lunghi, con l’obiettivo di scavalcare il nostro centrocampo. In generale è stata una brutta partita, in questo contesto gli avversari sono stati bravi ad indirizzarla come volevano loro: una gara piena di falli, alcuni neanche fischiati, hanno generato una partita sporca e spezzettata, un tipo di partita che poco si addice alle nostre caratteristiche. Alla fine, sono riusciti a trovare la rete decisiva su palla inattiva e la successiva espulsione di Basso ha complicato la ricerca del pareggio. Dispiace che tutto questo sia accaduto nel derby, adesso dobbiamo solo rimboccarci le maniche e pensare alla gara di domenica”.

La “colpa” maggiore, nell’analizzare la gara, è stata data al centrocampo. Come giudichi la prestazione del reparto? La mancanza di un certo filtro, uno dei vostri punti di forza in mezzo al campo, potrebbe aver influito sulla mancanza di chiare occasioni da rete? “A centrocampo non abbiamo fatto la solita partita di sostanza. Siamo stati sempre alla ricerca della posizione giusta per trovare il varco necessario per aiutare gli attaccanti e, allo stesso tempo, non esporci troppo in caso di ripartenza avversaria. Cercavamo di evitare una certa marcatura asfissiante dedicataci, senza riuscirci perché trovavamo sempre qualcuno pronto a limitare le nostre trame di gioco. Non posso giudicare il nostro rendimento nella fase di non possesso perché non c’è mai stato modo di agire, vedevo la palla sempre passare sopra la testa. Quando invece eravamo noi con la sfera tra i piedi, sono d’accordo che qualcosa in più si poteva e si doveva fare: siamo il reparto che dà il là allo sviluppo del gioco offensivo, aspetto non dimostrato lunedì ed ecco spiegata la mancanza di chiare occasioni da rete”.

Della prestazione del reparto non ha di certo aiutato la condizione di alcuni giocatori, la tua in particolare. Come ammesso dallo stesso allenatore, la settimana antecedente al derby non ti sei allenato. Viste le varie defezioni il mister ha deciso di puntare comunque su di te, ennesimo grande gesto di fiducia nei tuoi confronti. Come sono andati i tuoi novanta minuti e come sta procedendo il tuo recupero? “Nel match casalingo contro la Pro Patria avevo subito una forte botta, procurandomi una lieve lesione da impatto. Inizialmente non ero considerato arruolabile per il derby, con il passare delle giornate ho cercato di resistere, manifestando la mia disponibilità per questa gara. Il giorno prima della partita sono riuscito ad allenarmi, questo ha indotto il mister a schierarmi negli undici titolari. Non ero al meglio ma non voglio che passi come scusante per come abbia giocato: ci sono state tante altre partite in cui non ero in perfetta forma, eppure ero riuscito a cavarmela più che bene. La mia è stata una prestazione incolore, a prescindere dalla condizioni fisiche. Ranieri e Basso stavano meglio ma il problema era altro, siamo stati tutti poco brillanti nella stessa partita, può succedere e ci dispiace tantissimo che sia capitato nella gara più sentita della stagione. Personalmente non ho recuperato ancora del tutto, ma di certo sto meglio rispetto a qualche giorno fa. Ad inizio settimana avevo lavorato a parte perché non ero nella stessa condizione dei miei compagni, avevo bisogno di qualche giorno in più di recupero per mettermi in pari. Ho fatto una nuova visita di controllo, il dottore mi ha detto che la lesione è in via di guarigione, ho il suo avvallo per tornare ad allenarmi in gruppo. Sono fiducioso per domenica, sicuramente sarò a disposizione, vedremo solo quale sarà il mio livello di condizione”.

Lo spostamento della gara da domenica a lunedì, notizia arrivata solo pochi giorni prima del derby, ha suscitato un certo sgomento all’interno della tifoseria azzurra. Tramite un comunicato la curva aveva annunciato di non presentarsi a Vercelli per protesta nei confronti della Lega, spiegando i motivi che avevano portato a questa decisione finale. Quanto ha pesato la mancanza del solito tifo caldo e incessante dei nostri sostenitori durante la partita? “Personalmente ha pesato la loro mancanza allo stadio: sentire il loro sostegno ti trasmette sempre quel qualcosa in più che solo la curva sa darti. Non giudico la protesta contro la Lega, penso che alla fine rimarrà circoscritta e che non influirà su altre scelte dello stesso tipo, purtroppo. Dobbiamo anche dire che queste proteste sono legittime e comprensibili, solo che non hanno lo stesso “appeal” di un dissenso creato da una grande squadra di Serie A, tanto per fare un esempio. Dal nostro punto di vista la loro assenza ci ha penalizzato, situazione non creata per colpa nostra ma da terzi, questo è il grande rammarico”.

La notizia della penalizzazione dei due punti in classifica, per cause “burocratiche”, è stata un fulmine a ciel sereno. Non voglio entrare nel dettaglio di queste questioni perché non è il mio ambito, però dal vostro punto di vista quanto vi dà fastidio vedere quell’asterisco negativo in classifica? “Hai detto bene, fastidio è proprio la sensazione che stiamo provando. Pensare di essere in lotta per il quarto posto - dopo la vittoria contro la Pro Patria - e dopo qualche giorno trovarti invischiato per entrare nei play-off, non è stata una bella percezione. Nel giro di poco ci siamo trovati a vivere due visioni di classifica diverse, mentalmente ci ha condizionato. La nostra è una società solida, su questo non ci sono dubbi, ma purtroppo è stato commesso un errore che ci è costato caro. Noi comunque rimaniamo tranquilli, la società è forte e ben presente, questo ci rasserena. Il dispiacere rimane, sensazione provata ancora di più dalla società stessa, ormai è andata così e non possiamo cambiare le sorti di questa sentenza. Cerchiamo di fare la nostra partita e a prenderci più punti possibili, questa penalizzazione dovrà rappresentare uno stimolo in più per fare sempre meglio”.

Sappiamo quanto il risultato del derby possa influire sul percorso di una stagione, sia in positivo che in negativo. Visto il risultato di lunedì l’obiettivo sarà quello di dimenticare in fretta questa sfida e riportare entusiasmo. Qual è la giusta ricetta da attuare, sia all’interno del gruppo che dal punto di vista ambientale, per lavorare in armonia in settimana e farci trovare pronti per domenica contro l’Alcione? “Dopo la partita contro la Pro Vercelli mi sono chiuso in casa per l’intera giornata successiva, non volevo parlare con nessuno. Ero molto triste e dispiaciuto, continuavo a pensare alla brutta prestazione dimostrata e alla sconfitta subita. Mi sono posto tante domande, cercando di capire i motivi del mio rendimento, con la paura di ripetere la stessa performance nelle partite successive. Col senno del poi mi sono fatto prendere troppo da questa situazione e l’incontro con il mister ha di nuovo messo tutti in riga e sull’attenti. Ha voluto vederci in faccia per scrutare la nostra reazione, ci vuole subito pronti a battagliare e a riprenderci quello che abbiamo perso per strada tra campo e sentenze. Domenica vogliamo tornare a regalare ai tifosi la nostra solita prestazione, quasi sempre dimostrata in ogni partita, questo è il principale pensiero che dovrà passare all’interno dello spogliatoio. Questo non significa che contro l’Alcione vinceremo sicuramente, in generale sono convinto che attraverso una prestazione di livello le possibilità di portare a casa l’intera posta in palio sono più alte”.

Torniamo alla questione centrocampo: nelle ultime stagioni, il leggere Calcagni, Di Munno e Ranieri in formazione, in rigoroso ordine alfabetico, è diventata una dolce melodia. Rispetto al passato tanti infortuni vi hanno coinvolto, questo ha portato a testare altri giocatori con la scoperta di Basso in auge. Mister Gattuso prova sempre a fare di tutto per mettervi in campo, avete un’intesa speciale e collaudata. Dove e come nasce tutto questo affiatamento e quanto sarà importante accogliere al meglio i nuovi arrivati? “Da quando è arrivato mister Gattuso abbiamo cominciato a lavorare insieme, quasi in maniera assidua. Siamo tre giocatori a cui piace molto muoversi e a dare meno punti di riferimento agli avversari. Ci piace partire dal basso, ricevere palla dai difensori, per poi poter dialogare con il reparto offensivo e aiutarli con le nostre incursioni. Ognuno di noi possiede dei compiti ben precisi, ma la particolarità sta nel fatto che sappiamo compiere anche fasi di gioco che appartengono principalmente agli altri compagni di reparto. Questo ci rende tutti versatili, anche per questo una nostra assenza è sempre ben coperta. L’obiettivo è anche quello di occupare bene gli spazi liberi per riuscire a farsi dare la palla e a impostare il gioco. Ci intendiamo a meraviglia, non abbiamo più bisogno di parlarci, abbiamo una certa sintonia grazie alle tante partite giocate insieme. Il nostro centrocampo non è formato solo da noi tre, hai fatto bene a sottolineare la crescita di Gianmarco Basso. Rispetto a noi è più proiettato alla fase offensiva, le due bellissime reti sono lì a testimoniarlo, anche a lui piace giocare palla a terra ed è riuscito appieno ad integrarsi in un reparto già collaudato. Le sue prestazioni hanno convinto anche il mister: adesso anche lui è entrato nel giro, siamo contenti nell’avere una soluzione diversa e un altro giocatore capace di fare la differenza. Per quanto riguarda i nuovi arrivati, la loro priorità sarà quella di cercare di integrarsi al tipo di gioco richiesto dal nostro allenatore. Noi giocatori cercheremo di farglielo capire il prima possibile, in primis gli abbiamo detto di non prendere da esempio la sfida contro la Pro Vercelli, il vero Novara FC non è quello visto nel derby. Li aiuteremo e speriamo possano darci una mano importante per raggiungere i nostri obiettivi stagionali”.

Nel giugno scorso hai prolungato il contratto con questa maglia per altri due anni, sei diventato imprescindibile per il centrocampo e anche in spogliatoio sei uno dei più considerati. Cosa ti ha spinto a restare con noi? Cosa ti aspetti da questa stagione e, mercato permettendo, anche dalla prossima? “La conferma di mister Gattuso a Novara ha influito molto sulla mia scelta di rimanere. Sono sincero, i direttori precedenti non erano molto convinti nell’avermi in rosa, dicendomi che ero un giocatore facilmente sostituibile. Volevano spendere di meno, la mia conferma avrebbe chiesto loro un sacrificio economico, così avevano provato a darmi il benservito in questo modo. A me questa situazione aveva un po’ turbato, nonostante la scorsa stagione non sia stata facile dal punto di vista dei risultati, alla fine siamo riusciti a salvarci ai play-out: avevamo raggiunto l’obiettivo, anche se ridimensionato rispetto a quello previsto all’inizio. Personalmente, giudico positiva la mia scorsa stagione, ricevere quelle parole alla fine di tutto andava a sminuire quello che avevo dato per questa maglia. Mi sono sentito un giocatore poco considerato, ho visto scemare la mia importanza sul campo. Grazie al mister - e ai tanti compagni rimasti - sono riuscito a ritrovare la mia dimensione. A Novara mi trovo bene: gli allenamenti sono tutt’altro che noiosi, vado d’accordo con tutti, senza dimenticare la meravigliosa piazza con cui ho instaurato un legame speciale. Questi aspetti hanno influito sulla mia decisione di rimanere, non ricordo se è di dominio pubblico ma ho accettato di diminuirmi lo stipendio pur di non muovermi da qui. Questa decisione penso stia pagando, sono ancora convinto di avere preso la scelta giusta”.

Se dovessi rispettare il contratto, il Novara FC diventerà la squadra con cui hai giocato di più, superando le presenze accumulate a Pontedera. Cosa significa per te indossare questa maglia ed essere un punto di riferimento in una squadra storica come la nostra? “Quando ero nelle giovanili azzurre vedevo sempre lo stadio pieno, questa immagine mi è rimasta impressa. Quando circolavano le voci sul mio ritorno a Novara, ne parlai con mio padre: abbiamo vissuto insieme quei momenti, pensare di essere protagonista in prima squadra - e in questo stadio - mi aveva dato una spinta in più per accettare questo mio ritorno. È un orgoglio per me indossare questa maglia e rappresentare questi colori, la storia di questa squadra e città è nota a tutti, insieme ad una piazza che ha sempre vissuto di calcio e che ne capisce. Ad oggi, sono considerato uno dei giocatori più apprezzati in rosa, anche questo mi riempie di felicità e mi ha convinto nel prolungare il contratto”.

Il mercato di riparazione si è concluso da pochi giorni. Alcuni trasferimenti sono avvenuti per esplicita richiesta degli stessi giocatori: a Novara, il caso Ongaro ha tenuto banco per circa due settimane. Non è stato l’unico caso di questa sessione, anche in serie maggiori sono capitati degli episodi simili. In base a quello che hai letto e che stai vivendo nella tua carriera, quanta riconoscenza c’è nel mondo del calcio? “Sono le persone che fanno le fortune dei giocatori. Ovvio che la società ha un suo ruolo, ti devi meritare il rispetto e hai da loro un riconoscimento economico. La sorte gioca un ruolo fondamentale, ti devi trovare in quel momento in cui un allenatore creda in te e ti faccia crescere. Questo principio è primario, puoi anche avere una società serie e vicina alle spalle, ma se non hai accanto le persone giuste a cui affidarti non riuscirai mai a valorizzarti. Nello specifico chi ha chiesto di andare via da Novara avrà avuto le sue motivazioni, personalmente non sono d’accordo perché ho girato diverse squadre e ci sono state delle stagioni in cui non mi sono trovato bene, a Novara c’è l’ambiente giusto per lavorare e crescere. Ci sono poi delle società che ti accontentano e altre che si impuntano e non ti lasciano andare via. Ho vissuto quest’ultima situazione quando giocavo nelle Viterbese: volevo andare in una squadra con ambizioni diverse ma la società non era della stessa idea, così rimasi in squadra scontento. Non sono situazioni facili, tanti ambiti sono da valutare e da decidere. Si viaggia su un filo sottile, non è semplice ricavare una risposta unica. Ne ho parlato anche con gli altri compagni, siamo convinti che a Novara si stia benissimo ed è una piazza rara da trovare. Ognuno poi fa le proprie scelte e si assume la responsabilità di qualsiasi decisione ed è giusto così, sia nel bene che nel male”.

Vuoi lasciare un messaggio ai tifosi azzurri e ai lettori di VaNovaraVa.it? “Saluto tutti i tifosi azzurri, il vostro sostegno è importante e vi vogliamo vedere numerosi domenica. Insieme dobbiamo andare a riprenderci quello che abbiamo perso per strada nel derby, a presto!”.

Grazie a Riccardo Calcagni per la disponibilità nel concederci questa intervista. Un ringraziamento anche all’Ufficio Stampa del Novara FC per la gentile concessione rilasciataci nella stessa.

Servizio di Alberto Battimo
Foto © Guido Leonardi

 


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