Di Alice Previtali

Ottima prestazione quella del Novara FC che è riuscita a confondere, grazie ad uno studio tattico esemplare da parte del mister e ai giocatori bravi a impersonarlo, una squadra “maestra” come quella dell’Atalanta U23 composta da “giganti”, fisicamente e calcisticamente, alcuni dei quali già debuttanti in Serie A. Avversaria corretta, preparata e paurosa, ma nulla di ciò ha scaturito timori da parte degli azzurri o di farsi governare.

Non sono bastate le fantasie di Morosini, le “calcagnate” improvvise del buon Riccardo, il contropiede del prontissimo Agyemang o la caparbietà di Basso a farci gioire per una rete, né per una vittoria. E per quanto siano state delle giocate “spaventose” per gli avversari, se le guardiamo in ottica girone di ritorno, con l’onestà e la schiettezza che ci dobbiamo dare - sempre se vogliamo uscire dalle favole - non sono altro che ennesimi tentativi non andati in porta, appunto.

Quanto è vero che la squadra azzurra gioca un buon calcio, decisamente evoluta, connessa, matura, strategica, impegnata e vogliosa, ma tutto ciò non basta a guadagnare quello di cui abbiamo necessariamente bisogno: i punti, i gol, le vittorie. Considerando anche la penalizzazione per le “distrazioni burocratiche” che arriveranno - di 1 o 2 punti - è questo il momento di evitare di accontentarci di “stare”. Siamo in una comfort zone anche invidiabile, ma la staticità non è sinonimo di forza poiché l’essere scontati e immobili in classifica potrebbe portare i più furbi a raggiungerci, se non a sorpassarci.

Al Novara è successo come in quelle relazioni che apparentemente non sono né carne né pesce, ma che poi costruiscono un’anima così forte da sembrare indistruttibile, da sopravvivere anche alle circostanze che avrebbero potuto distruggerla. Ogni tanto ci si ferma a sospirare, ma se il sospiro diventa troppo lungo la garanzia dell’equilibrio viene meno, l’anima si dissolve perché vive di evoluzioni e svanisce se sta ferma.

Non c’è scelta, non è l’attesa del calciomercato e non è il chissà domani. È ora. Forse è anche ora di rischiare un Agyemang e un Calcagni - nonostante la saggia prevenzione di Gattuso - invocando i loro santi protettori, perché quella parsimonia ci può far perdere occasioni che invece ci potrebbero far svoltare. Quelle squadre “più belle che problemi non hanno” fiatano sul nostro collo, come bufali prima dell’attacco e non possiamo permetterci di ragionare nell’ottica di evitare problemi, le probabilità devono essere sostituite dal momento, che se ci sfugge allora sì che sarà troppo tardi. Consumali tutti mister, poi si vedrà.

Come se sul più bello di una passione, ci sentissimo dire “rimaniamo amici” per evitare coinvolgimenti, ripercussioni o chissà cosa. E tu che stavi già assaporando non solo il gusto di un gol, ma la risalita che da anni aspettavi, rimani a bocca asciutta con una sete pazzesca.

Perché tu lo sai che, in amore come nel calcio, vale tutto.
In amicizia, meno.

Servizio di Alice Previtali