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Esclusiva VNV: L’intervista a Veronica Angeloni


Di Alberto Battimo

Quando si pratica lo sport dei sogni è sempre difficile lasciarlo definitivamente. Il momento dell’addio è straziante e doloroso, lei però ha avuto la lungimiranza di vivere questa fase per gradi, prendendo coscienza della situazione durante l’ultima stagione. In “soccorso” è arrivata la stessa Scandicci, proponendole di entrare a far parte della società e affidandole un incarico importante, sia dal punto di vista comunicativo che relazionale. Una carriera lunghissima e piena di soddisfazioni, non solo dal punto di vista sportivo. Ha contagiato tutti con la sua energia, voglia di vivere e di affrontare la quotidianità con i giusti principi. Abbiamo ripercorso insieme la sua carriera, il suo presente e qualche accenno di futuro, senza dimenticare i sentimenti provati nell’arco di questi anni vissuti da protagonista. Lei è… Veronica Angeloni.

Il 3 maggio 2023 è diventata una data significativa per te: avevi annunciato ufficialmente il ritiro da atleta, dopo la sconfitta di Scandicci in semifinale play-off Scudetto. La tua decisione era stata ponderata? Quali sono stati i segnali che ti avevano spinto verso questa scelta? “La decisione di lasciare la pallavolo era stata ponderata, già un anno prima dell’annuncio avevo le idee chiare. Uno dei motivi è stata la scelta della Savino Del Bene di volermi in società dopo la fine della carriera, desiderio dichiarato quando ancora giocavo: questa proposta mi aveva fatto riflettere. Alla fine, fatte le dovute considerazioni, avevo deciso di andare avanti ancora un anno e di laurearmi in psicologia, per poi dedicare gran parte del tempo alla mia nuova figura all’interno dello staff. La società toscana è molto solida e seria, mi sono subito sentita a casa. Pensavo fosse il modo migliore per lasciare la pallavolo senza traumi, rimanendo comunque nel giro ma con un ruolo diverso”.

Se non ci fosse stata la proposta della società, avresti continuato a giocare? “La loro considerazione aveva inciso molto, non volevo ridurmi a giocare gli ultimi anni in una condizione fisica non adeguata. Non volevo terminare la carriera in questo stato, così ho esaminato con attenzione questa proposta e ho accettato con grande gioia questo incarico di brand ambassador”.

Ventidue anni di carriera hanno rappresentato una fetta importante della tua vita. Conosciamo tutti i tuoi successi, hai sempre cercato di puntare al massimo. C’è qualche obiettivo prefissato che invece ti è sfuggito, sia personale che di squadra? “Sono orgogliosa della mia carriera ma sono tanti gli obiettivi sfumati. La Nazionale è sempre stata presente nel mio percorso ma non sono mai riuscita a giocare un Mondiale o un’Olimpiade, mi sarebbe piaciuto affrontarli e viverli. Per quanto riguarda le squadre di club, il rammarico più grande è stato quello di non aver mai vinto uno Scudetto in Italia. In Francia ci sono riuscita ma conquistarlo anche da noi sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Dico sempre che uno sportivo di alto livello lo è a prescindere dai risultati che riesce ad ottenere: il destino di una squadra dipende da tanti fattori, soprattutto da quelli che non possiamo controllare, sia nel bene che nel male. Non bisogna soffermarsi solo sulla bacheca, sarebbe riduttivo: bisogna guardare tanti altri aspetti per giudicare uno sportivo nella sua interezza. Non raggiungere tutti gli obiettivi prefissati fa parte del percorso di ciascuna persona: l’importante è aver dato tutto in ogni circostanza, su questo non ho nulla da rimproverarmi a livello personale”.

Ci sono state delle scelte sbagliate, poi rivelatesi insegnamenti per le esperienze future? “Sono dell’idea che si impari tanto dagli anni “facili”, ancora di più quando si affrontano situazioni fuori dalla “comfort zone”. Sicuramente ci sono state delle scelte sbagliate ma te ne accorgi solo quando le stai vivendo e non puoi più tornare indietro. Queste fasi di vita sportiva, se analizzate nel verso giusto, possono rappresentare un volano per le successive stagioni: ho sempre pensato e agito in questo modo, col senno del poi direi di aver lavorato bene mentalmente. La vita non è perfetta, non sempre gira nel verso da noi desiderato e di questo ne dobbiamo prendere atto. A livello sportivo anche una stagione può regalare dolori inaspettati, per questo bisogna imparare dagli errori e da tutte quelle vicissitudini, in questo caso sfavorevoli, per poter crescere sia come persona ma anche come atleta”.

Adesso concentriamoci sulla parte emotiva e sulla tua crescita personale. Ci vuoi raccontare cosa ha rappresentato per te questo meraviglioso viaggio? “Se potessi tornare indietro non cambierei nulla della mia carriera. La vita da atleta ti trasmette una serie di sensazioni e ti fa crescere come persona, instillando i giusti valori e principi. Nel mio percorso ho acquisito una serie di conoscenze fondamentali: in questo nuovo ruolo societario mi sto rendendo conto di quanto sia stato utile il percorso pallavolistico e nel mantenere certi rapporti, permettendomi di adempiere a questa nuova mansione con le giuste modalità. Penso che la vita più bella del mondo - e la più completa - sia proprio quella dell’atleta”.

Quale ricordo di te, come sportiva, vorresti fosse rimasto impresso negli occhi degli appassionati? “Apprezzo molto quando mi viene detto che mi sono fatta volere bene in qualsiasi squadra in cui abbia militato. Non mi riferisco solo alle mie varie compagne, comprendo anche i componenti delle società e tutti i diversi staff che sono stati dietro ad ogni preparazione di una partita. Il lato umano è fondamentale, più di quello sportivo. Mi piace quando mi dicono che sono una persona buona e di compagnia, poi è ovvio che bisogna essere protagonisti anche in campo, ma per me è secondario”.

Il filo con la pallavolo non si è mai spezzato: una settimana dopo il tuo ritiro sei diventata “responsabile delle relazioni esterne e marketing", un nuovo ruolo societario, sempre a Scandicci. Quali sono le tue impressioni? Come ti trovi in questa nuova funzione? “Sono felicissima perché questo ruolo mi dà la possibilità di rimanere in questo ambiente, ormai è diventata la mia casa. La pallavolo mi ha cresciuta e coccolata, voglio sentirmi ancora parte di questa disciplina: quando vedo avversari e arbitri che mi raggiungono per salutarmi è sempre un piacere per me, fanno parte della mia vita vissuta. Mi piace molto la parte comunicativa e intervistare le giocatrici, condividendo le loro esperienze e cercando di farle esternare delle curiosità che vadano oltre al contesto sportivo. Uno dei miei obiettivi è quello di mostrare lati di ciascuna giocatrice un po’ nascosti, perché dietro ad uno sportivo c’è molto di più e voglio che questi aspetti vengano messi in risalto”.

Approfittiamo della tua presenza per chiederti una tua opinione su questo campionato: esito finale già scontato? Cosa ti aspetti dalla tua Scandicci? “Credo che quest’anno Conegliano abbia costruito un “dream team", più degli altri anni: la classifica parla chiaro. Nonostante i grandissimi successi ottenuti negli anni passati, è riuscita a rinforzarsi ancora. Complimenti alla società per il progetto che sta portando avanti, una squadra così vincente bisogna prenderla da esempio e ammirarla. Tutto può succedere, ma sono così forti che solo un crollo verticale potrebbe rimettere in discussione le quote Scudetto. Per quanto riguarda la mia Scandicci sono fiduciosa: nonostante qualche difficoltà a livello di infortuni - e qualche problematica nel numero delle straniere - è una squadra che è lì in alto in classifica ed è in continua lotta per le posizioni di vertice. È importante mantenere questo trend costante, sono i risultati che contano: un plauso voglio dedicarlo alla mia società e a tutte le giocatrici protagoniste con questa maglia, ovviamente staff tecnico incluso. Bisogna guardare avanti, al nostro orticello, pensare partita per partita. Nella pallavolo esistono i play-off per assegnare lo Scudetto, sappiamo bene quanto sia importante arrivare a questo appuntamento nelle condizioni giuste. Sarà un discorso da analizzare più avanti, ad oggi stiamo facendo un ottimo lavoro e dobbiamo continuare su questa strada”.

Cosa ne pensi del roster di Novara? “Novara è una squadra molto forte, mi aspetto di vederla sempre più competitiva. Mi piace molto la società, un grande in bocca al lupo a tutta la Igor. Ci sfideremo a metà dicembre, mi aspetto uno scontro al vertice molto difficile e complicato. Il roster è di assoluto valore, capitanato da un allenatore fenomenale. Approfitto di questa domanda per salutare Enrico Marchioni, una persona alla quale sono molto affezionata”.

Nella tua carriera hai giocato a Novara nella stagione 2005-2006, quando ancora si chiamava Asystel. Era la tua seconda stagione nella massima serie, una ragazza di belle speranze pronta ad entrare nel giro delle migliori. In quell’anno la squadra si aggiudicò la Supercoppa Italiana e, per la prima volta, l’allora "Top Teams Cup”. Ogni esperienza lascia un segno, quanto è stata importante quella stagione per costruirti il tuo personale percorso? “Mi è bastata una stagione per recepire il bellissimo clima presente all’interno dell’ambiente. Mi sono portata dietro tutti gli insegnamenti ottenuti dalle grandiose compagne di squadra: ho avuto l’onore di allenarmi insieme a Nataša Osmokrović, Cristina Pîrv, Taismary Agüero, Raffaella Calloni e tante altre. Eravamo un gruppo importante e unito, una squadra fortissima. Nel roster c’era anche la nostra cara Sara Anzanello, mi piace ricordarla perché era una persona d’oro e una mia cara amica. Quella stagione è stata fondamentale per riuscire ad imparare più cose possibili, ho approfittato nell’avere atlete del genere per aumentare il mio bagaglio tecnico e umano. Ho avuto la fortuna di giocare insieme alle migliori giocatrici di quel tempo, è stato bellissimo e molto istruttivo”.

Sei una ragazza piena di idee, spesso riesci ad esaudire tutti i tuoi propositi. Immagino che questo nuovo ruolo in società non abbia frenato i tuoi desideri. Quale sarà il tuo prossimo obiettivo? “Per prima cosa voglio migliorare molti aspetti del mio attuale lavoro. L’obiettivo è quello di introdurre nuove idee, non solo relative alla Savino Del Bene ma anche riguardo ad altre attività sportive a cui collaboro. Organizzo eventi sportivi e vi partecipo, mi occupo di “speech aziendali” con lo scopo di condividere la mia esperienza all’interno del settore sportivo. Nulla mi è precluso, mi piace lavorare in vari ambiti e su questi sono concentrate, per ora, tutte le mie attenzioni”.

Vuoi lasciare un messaggio a tutti i tuoi sostenitori e agli amanti della pallavolo? “Volentieri! Un caloroso saluto a tutte le persone che mi seguono dall’inizio della carriera, quando i social erano agli inizi e non ancora così diretti. Conoscono quasi tutto di me, amo vedere i miei sostenitori fare i chilometri per salutarmi e vedere giocare Scandicci. Questo è l’abbraccio più bello, vederti con gli occhi con i quali ti guarda la gente è importante: molte volte non ci rendiamo conto né di quanto siamo fortunate né di quello che possiamo trasmettere in positivo alle persone tramite l’ambiente sportivo”.

Grazie a Veronica Angeloni per la disponibilità nel concederci questa intervista. A lei va un grandissimo “in bocca al lupo” da parte di tutta la redazione del sito. Un ringraziamento anche all’Ufficio Stampa della Savino Del Bene Scandicci per la gentile concessione rilasciataci nella stessa.

Servizio di Alberto Battimo

 



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