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Ufficiale e gentiluomo


Di Alice Previtali
Foto © Guido Leonardi

È partito come benzina sul fuoco il match di ieri, con una fiamma che però si è spenta quasi subito quando gli avversari hanno dimostrato il livello equiparabile al nostro, tanto da concludersi con uno 0-0 “accontenta-tutti”. Un risultato che mantiene la posizione in classifica per entrambi - ben apprezzata - ma che non ha dato grandi “upgrade” di emozioni nei successivi 60 minuti. Conferma una difesa azzurra solida, un attacco all’estremità sempre impreciso e un cornetto portafortuna che non ha permesso neanche ai tanti ex di farci le scarpe con la maglia del Lumezzane.

Tra qualche attacco di noia, freddo e altre sensazioni, ciò che questa volta mi ha particolarmente colpito e che ho voluto piacevolmente osservare è stato Filippo Lorenzini. Il difensore toscano, marchiato 197 centimetri, è diventato una garanzia nella piazza azzurra tanto da essersi contornato di preoccupazione e affetto in quel periodo di tre mesi di fermo, in cui non si sapeva se avrebbe continuato il suo percorso sportivo a causa di un problema di forma fisica, una trombosi al polpaccio sinistro.

Fa ancora eco l’applauso che lo ha accompagnato sul palco del Broletto in una calda serata estiva durante la presentazione della squadra, così come il suono continuo di battiti di mani per il suo nuovo esordio, dopo che ha conquistato l’idoneità sportiva post-cure mirate, nella partita contro il Caldiero. La vera gioia, la vera fine del periodo buio, arriva nell’attesissima partita contro il Padova dove Filippo segna il suo primo gol in maglia azzurra; non porterà alla vittoria (2-1 per il Padova) ma accorcerà le distanze, soprattutto quelle tra il passato e il futuro di un ragazzo che non meritava un destino diverso.

Al di là delle eloquenti prestazioni calcistiche, che ogni volta ci portano a pensare quanta fortuna abbiamo ad averlo con noi, il suo “pacchetto talento” include anche caratteristiche rare in campo: fair play, gentilezza, altruismo. Lorenzini è il calciatore che raccoglie i giocatori dell’altra squadra che cadono, è quello che avvisa gli avversari che c’è un loro giocatore a terra. È lui che interrompe il gioco facendo uscire la palla dal campo anche quando potrebbe approfittarne, è lui che chiede sempre scusa. Filippo sa aspettare, non ha fretta, non approfitta della debolezza avversaria e sa rispettarsi perché consapevole che la perseveranza è da seguire se non diventa cocciutaggine. Bisogna essere capaci di fermarsi o fermare il gioco anche in corsa, a costo di perdere l’occasione del momento per guadagnarsi soddisfazioni più concrete e nobili che sbocceranno più avanti e questa rimane la cosa più difficile da fare.

Filippo è la fortuna e l’esempio di un calcio vero, di un calcio buono, di un calcio bello.

Maglia azzurra, numero 26. Il nostro ufficiale e gentiluomo.

Servizio di Alice Previtali
Foto © Guido Leonardi

 



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