Cinque gocce di Moscato
Di Alice Previtali
Le mancanze, si sa, fanno rumore. Abbiamo passato tutti un paio di giorni con una sorta di “ansia da prestazione”, dopo che mister Gattuso ha dichiarato pubblicamente ben tre assenze preziose. Oltre al vice Bertoncini per squalifica, in Veneto non sono partiti altri due pezzi di battiti della squadra: Calcagni e Di Munno. Un buon motivo per un attacco d’ansia pre-gara.
Padova era la nostra missione, una sfida che ci ha aspettato con un bicchiere di Moscato di Vignalta e abito luccicante di paillettes, aria primeggiante e quel tocco di autarchia nello sguardo, tipo “signorina Rottermeier”, pronta a far nascere un perfido sorriso in caso di errori, sviste, episodi.
La squadra del Padova, invece, quest’anno gioca sotto la luna buona e fortunata, è già in Serie B e lo sa, come il Mantova nello scorso campionato. Ha buone idee di gioco, solidità tattica, giocatori forti, qualcuno sa essere di esempio come Ibrahimovic con le giornaliste di sesso femminile. Né Padova missione, né Padova squadra, sanno che spesso, a dare per scontato le proprie posizioni, si rischia di scivolarci sopra e non sanno che nel saper indossare una sconfitta - per poco non sfumata verso un pareggio - persiste una soddisfazione maggiore rispetto alla vittoria stessa, perché l’eco è più duraturo e ridondante. Ed è il gol di Filippo Lorenzini che ha permesso di accorciare le distanze, proprio come abbiamo sperato accadesse tra lui stesso e la sua assenza dal campo. Non un marcatore qualunque, ma chi è rimasto lontano ad osservare gli accaduti ma costantemente vicino alla propria squadra. Un gol che mette la parola fine tra lui e la mancanza del calcio giocato e tra la squadra e l’impossibilità di combattere contro la cima.
È stato un bel risveglio quello del Novara, a stiracchiarsi tra la consapevolezza di essere coraggiosi, tenaci e pronti a tutto, a sopperire le mancanze, a non aver paura nemmeno di chi ti guarda con aria severa di superbia ad aspettare che scivoli, mentre invece tu hai imparato a pattinare in una maniera così sublime da poterlo fare anche con un bicchiere di prosecco in mano. Perché se cadono cinque gocce, sapremo come raccoglierle.