L’ennesimo calcolo
Di Alice Previtali
L’idea di stare qui ad attendere i decorsi domenicali e i calcoli costanti, non solo sui guadagni di punteggio della nostra squadra ma anche delle perdite o vittorie delle altre, pone in uno stato di frustrazione e di ansia che fa perdere la goduria della partita in sé e portando il giudizio post-match non tanto alle prestazioni e alle critiche sportive, quanto a previsioni su ciò che potrebbe diventare possibile e su ciò che avrebbe dovuto essere probabile. Calcoli e previsioni tangibili, speranze e pronostici a sostituirsi quasi alle valutazioni della squadra che domenica scorsa si è resa complice, quanto meno nei 45 minuti iniziali, di aver boicottato la fame di calcio che ormai la contraddistingue, con l’esigenza di non perdere (e quindi di sostare invece che di agire) forse consapevoli del deficit ormai non più mimetizzabile del reparto offensivo, al quale si aggiunge la sfortuna di un infortunio a ogni partita.
Per quanto la squadra rimanga sempre brava ad adattarsi, anche grazie a un lavoro lodevole del mister, a placare ed eclissare i punti deboli, ora, a cinque partite dal termine del campionato e con ovvi calcoli di punteggio, speranze e predizioni al limite della salvezza, diventa assordante il vero dato di fatto: la finalizzazione è il tallone d’Achille del Novara FC che non solo non ci permette di tirare il fiato, ma è la causa dell’ansia da classifica che non ci fa sedere su una sedia comoda, quando avremmo potuto, invece, rilassarci.
La regola del calcio parla chiaro: vince chi segna e per quanto il “non perdere” sia una bella mezza vittoria e il pareggio un punto lodevole e prezioso, l’ansia del calcolo per scongiurare i play-out è figlio di una mancanza mai colmata, nemmeno con un ripristino del mercato di gennaio. Il Novara è una squadra sana, motivata e passionale, con singoli giocatori che hanno dimostrato di essere capaci di andare oltre i propri limiti, trascendendo i propri ruoli, a disposizione del mister nel rivestire posizioni diverse dal proprio curriculum, sempre con anima fiera. Ma manca quel guizzo, costante e capace di dare sicurezza e cambiare il corso degli eventi. Quella persona di cui ti fidi lì davanti, certa di essere pronta nel ricevere palla (e ormai sappiamo che la palla lì davanti arriva sempre) per fare gol, una due o tre volte, oggi domani e dopodomani, con destro, sinistro testa o gamba a far impazzire una curva, a dare senso a tutto il lavoro fatto.
Ora, quando il pallone arriva in area, si spera di non fare i conti con l’ennesima imprecisione, l’ennesima occasione persa, l’ennesima ammissione di colpe, fin quando arrivano i centrocampisti a metterci una pezza che vale l’ennesima speranza di un ennesimo calcolo domenicale in cui, per fortuna nostra, la matematica non è ancora un’opinione.