Il centrocampo: anima azzurra
Di Alice Previtali
Non è un’impresa facile per nessuno. La “spada di Damocle” rimane costantemente appesa nell’aria, a ricordare che ciò che scongiuriamo può capitare in un istante. Cicerone in “Tuscolanae disputationes” parla appunto di Damocle, siracusano invidioso del tiranno Dionigi il Vecchio e della sua fortuna, quando scopre il rischio dietro chi detiene una posizione di comando e che deve guardarsi alle spalle per timore che qualcuno possa sovvertire lo stato delle cose, rappresentata appunto dalla spada appesa al muro e ciondolante, pronta a cadere in qualsiasi istante. Ma la spada di Damocle non rappresenta solo il potere quanto il continuo perseverare degli imprevisti, a dimostrarci l’impossibilità di controllo su tutto ciò che accade… A meno che decidiamo di proseguire proclamandoci fautori del nostro destino, come sta facendo il Novara FC, una squadra esposta a grandi “spaventi” sportivi, antagonismi difficili, vittorie sofferenti. Troppo semplice giudicare dall’altra parte, come fa Damocle, facile imporre regole comportamentali o consigli sportivi su chi, quel peso sulle spalle, ce l’ha addosso e se lo porta in campo, in panchina e nello spogliatoio, in silenzio e anche con stile.
Non è facile gestire, soprattutto alla 24a giornata di campionato, una responsabilità così grande, quando anche un semplice passaggio sbagliato, una male interpretazione del gioco, un ritardo infinitesimale nell’intercettare un tiro, possono stabilire in maniera crudele il futuro di una piazza intera, come un veloce battito di ciglia. Ci vuole coraggio anche per chi la squadra la gestisce, come l’allenatore, con tutte le responsabilità che fanno da eco e ogni minimo errore, scelta di formazione o cambio in corsa, si ripercuoterà sull’esito immediato e finale, con un rumore così forte che stabilirà se apporre il proprio nome sul libro nero o su quello degli eroi. Ci vuole temerarietà, forza, carattere.
Ma la storia ci insegna che il bene vincerà sul male, a stanare quei pessimismi e quelle vibrazioni negative che entrano come “spifferi” in una giornata d’inverno. Ci insegna che la sofferenza, la rassegnazione e la sfortuna verranno distrutte dalla purezza dei gesti e la storia raccontata in modo distorto verrà cancellata e sostituita dai fatti.
C’è una squadra del Girone A che dimostra di essere viva e temeraria, si chiama Novara FC. Una squadra composta da una “sicurezza” e che forse le altre squadre non hanno, proprio compresa tra la linea di divisione orizzontale del campo e quelle che delimitano le due aree di rigore, dove nasce la mentalità di squadra per la quale aumenta il livello di convinzione nel raggiungere i propri obiettivi: il centrocampo. Formato da giocatori che ormai rappresentano la forza azzurra, la bandiera, la leadership. Ad essi si aggiungono, oltre gli acquisti nuovi che li affiancano in maniera visibilmente rispettosa, gli altri reparti da loro coadiuvati a fare squadra, da loro spinti a non mollare.
Un centrocampo fatto di rabbia, cattiveria agonistica, fame. Da lì partono idee, azioni, realizzazioni, salite in attacco, pressing in difesa. Da lì parte il gioco e l’anima del Novara, lo zoccolo duro azzurro della Cupola. E se quei 5 moschettieri continuano ad essere ciò che sono, l’eco dei reparti verrà da sé e noi ... “cia’ putimm fa’”.