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Il simbolo di Novara!

Quann’ ‘o mare è calmo...


Di Alice Previtali
Foto © Guido Leonardi

L’inizio d’anno è sempre ricco di buoni propositi per ognuno di noi, che spesso vengono impressi su una lista scritta che acquista valore se una riga cancella un obiettivo piuttosto che l’altro.

L’anno nuovo coincide con l’inizio della dieta, le iscrizioni in palestra, lo smettere di fumare, il nuovo salvadanaio che ci promettiamo di riempire meticolosamente oppure sull’avere comportamenti più ligi, contare fino a 10 prima di rispondere malamente o tornare a lavoro promettendoci che durante la strada nessun insulto verrà verbalizzato al ciclista vicino e nessun dito medio mostrato al vicino di autovettura.

L’inizio anno della Serie C comincia con l’inaugurazione del girone di ritorno, con la consapevolezza di quanto sarà tosto rispetto a quello di andata, soprattutto per chi, come noi, deve fare dell’obiettivo minimo tanto citato nei mesi scorsi - ovvero la salvezza - una solida realtà. La giornata di ieri è stata finalmente una giornata perfetta, di quelle che non scordi, di quelle che ti fanno dire che “Chi ben comincia è già a metà dell’opera”.

È il giorno del derby. Un derby sentito, un derby tra due squadre piemontesi, il Novara e l’Alessandria, con un malloppo di vissuti per entrambe che fa davvero storia, una fatica sulle spalle e dei cambiamenti che sanno di vento fresco, mattoni da cui ripartire e su cui riposare le fondamenta.

Uno stadio affollato, uno stadio tifoso dell’una e dell’altra squadra, una nuova società azzurra presente in tribuna e tifosa, tesa ad assaporare le dinamiche del campo. Una partita avvincente, una terna arbitrale finalmente professionale, una squadra di casa meravigliosa, che ci ha stupito forse ancor più dell’ultima volta, per un giocare a calcio dinamico e intelligente e, nel primo tempo, addirittura sublime. Un allenatore che sa andare ben oltre il suo dovere, che coglie i frutti dei suoi buoni insegnamenti e sorprende gli avversari (e un po’ tutti noi) per la capacità di tergiversare come meglio crede i suoi ragazzi, nel momento della stanchezza maggiore, con cambiamenti di gioco e di posizioni in corsa, per spiazzare gli avversari confondendoli con l’ultimo fendente prima del fischio finale. Ed una squadra che sento sempre più mia.

Una squadra partita come già sconfitta, silenziosa e mansueta ad accettare dicerie e dinamiche trascendenti al rettangolo verde, che non ha mai smesso di correre e di rendersi immune da una stagione iniziata male e continuata peggio. Come dice Scappini “Non ci siamo mai lamentati” ed è vero, hanno continuato a lavorare tanto e bene e con l’avvento di mister Gattuso hanno avuto la “scossa” che serviva. Cresciuti a livello tecnico e tattico, genuini nel gioco, intraprendenti quando serve, non hanno più paura di sbagliare o di riprovarci. Spavaldi grazie a una leadership costituita dalla “vecchia guardia”, che più che dominare il centrocampo risultano essere tuttologi del campo stesso. Calcagni, Di Munno, Ranieri e Urso, costantemente in ogni parte del campo a coordinare non soltanto i palloni, ma anche indicazioni e posizioni per i compagni. Una squadra dotata di un’alchimia e un’intesa nata in uno dei peggiori momenti del Novara FC, che è divenuta la caratteristica primaria degli azzurri: quell’uno per tutti e tutti per uno come benzina per le gambe e pulsazioni per il cuore.

In un calciomercato aperto, quei 15 ragazzi che stanno facendo squadra teniamoceli ben stretti. Hanno il merito raro ed encomiabile di aver saputo “domare” una barca costruita con le loro forze, in piena tempesta e di saper cavalcare l’onda che adesso meritatamente spetta loro. Perché lo sappiamo tutti che “Quann’ ‘o mare è calmo, ogni strunz è marenaro”.

Servizio di Alice Previtali
Foto © Guido Leonardi

 



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