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Di Alice Previtali

La figura del presidente Ferranti è sempre stata estremamente riconosciuta e celebrata tra la folla, figura dell’imprenditore romano che ha deciso di investire tempo e denaro, nonché (credo) passione, in una squadra nuova con un passato societario ben da dimenticare. Persona giusta, momento giusto, scelte giuste. Lodato come benemerito salvatore della patria, portatore di felicità, un uomo dal sorriso buono che ha permesso di colorare il “Piola” di soddisfazioni e arcobaleni.

A fianco, però, il suo spirito imprenditoriale che esce come escono i capelli bianchi o le rughe: fisiologicamente e inevitabilmente. Golosità e acquolina in bocca. Avidità mista a innocenza, quella di chi sa di poter comprare, compresi i consigli. L’onnipotenza di avere il potere decisionale come conseguenza di possibilità economiche che, per abitudine, porta a credere che si possa ottenere tutto e si possa anche cambiare, come e quando vogliamo. Compro, firmo, sottoscrivo, caccio, riprendo. E poi decido di mollare. Un ragionamento portato dalla mancanza di un credo, di un progetto, di un lavoro.

Un ragionamento puramente economico e finanziario. D’altro canto, il primo disfattista nel tifare il Novara FC è stato lui, patron di una “squadra scarsa” e di un “coglione” come attaccante. Un ragionamento, se vogliamo, irrispettoso. Già presidente, perché dietro le sue mosse da economo liberista c’è un qualcosa che forse gli è sfuggito: l’amore per una squadra.

Ci sono persone che lavorano otto ore al giorno e convivono con problemi, conti, impegni e conflitti tanto da non vedere l’ora che arrivi la domenica. La domenica non risolve i problemi, ma li accantona. La domenica delle lenzuola stese, del risotto, del pranzo con gli amici o di un panino al volo nei baldacchini fuori dallo stadio. La domenica in cui lotti per non essere alla comunione del tuo pronipote litigando con la moglie per sederti sullo sgabello scomodo, magari sempre lo stesso, che porta bene. Perché il cuscino azzurro dalla frenesia spesso te lo dimentichi. La domenica del freddo glaciale o del caldo afoso.

Allo stadio. Lo stadio che racchiude una passione salvavita, una passione sana, bella, emozionante e condivisa. Un momento in cui le vite di tutti, staff compreso, si mischiano e, a volte, si dimenticano perché per due ore viviamo tutti dello stesso magico momento, provando le stesse magiche emozioni. La domenica è magica.

Lei ha scelto di comunicare - per tutta la stagione - nel modo sbagliato. Un tifoso ha diritto di conoscere solo le notizie ufficiali e non le possibili e ipotetiche voglie o capricci che le passano per la testa. Perché questo è miserabile gossip, caccia alla notizia e, per i tifosi, gastrite.

E se questo è lo scotto da pagare per essere in Lega Pro, sono sicura che la maggioranza preferirebbe ritornare con umiltà indietro, per buttarci via da addosso questo fastidiosissimo è insopportabile nichilismo.

Come disse il buon Nietzsche: “Bisogna sempre fare quello che si vuole. Ma prima siate di quelli che sanno volere”.

Servizio di Alice Previtali

 


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