L’eterno ritorno dell’uguale
Di Alice Previtali
Il Dio del calcio - e del calciomercato - probabilmente è un seguace della teoria di uno dei miei filosofi preferiti, Friedrich Nietzsche, il quale riteneva semplicemente che “Gli eventi ripetono eternamente un certo corso come fosse una clessidra ad essere capovolta continuamente, così da far sbocciare l’amor fati (N.d.R. l’amore per il destino) lasciando essere ciò che deve essere, per permettere all’uomo di volere nulla di diverso da ciò che sta accadendo”.
Perché il destino è spesso intelligente, conduce chi lo asseconda ma travolge chi si oppone. E allora significa che se tutto torna, o tutti tornano tra la Babele novarese di chi resta, chi arriva e chi va, siamo pronti a rivivere ciò che è già stato vissuto. Con un pezzo in più. Significa riprendere in mano le basi per costruirci in maniera più solida ciò che fino a ieri pensavamo un sogno. Significa poter pensare di riviverlo, un sogno.
E se a Novara tutti vorrebbero tornare a quel sorriso, come direbbe Nietzsche, è perché è a Novara che il sorriso nasce, si consuma e ritorna. Un po’ più grande. Tra le risaie e i cieli rosa sceglie di assecondare il destino anche Dardan Vuthaj, “tornato a casa” (dice lui) e pronto, prontissimo a indossare una maglia azzurra, la numero 9, che in cuor suo, non ha mai smesso di togliere. “È proprio lasciando tornare ciò che deve”, ritiene il saggio Nietzsche, che si può ridare il benvenuto al “Più sereno dei guerrieri, il più duro e riflessivo tra i vincitori”.
Un Novara FC che se ha deciso di sorprenderci tra prestiti, cessioni e firme non può che non farlo anche in campo. Profumo di ritorni in questo gennaio ma anche di nuovi assesti, di carisma, di sfida, di coraggio, di riconoscenza. Perché è vero che dobbiamo prendere tutto con filosofia seguendo il corso degli eventi e i dettami del destino ma, cari azzurri, sono solo i vostri tocchi a definire il cammino.
Alice Previtali