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Leonardo Pavanati arrestato: per il Novara Calcio un’altra offesa al proprio blasone


Di redazione vanovarava.it

Poche ore prima che la giunta comunale deliberasse la concessione dello stadio al Novara FC di patron Ferranti, la “scure” della giustizia ordinaria è piombata a capofitto sul vecchio Novara Calcio 1908: Leonardo Pavanati (nelle foto), l’ex presidente del glorioso club azzurro (escluso un anno fa dai campionati professionistici) è finito in carcere a Monza e la Procura ha disposto il sequestro di beni per un valore di 1,5 milioni di euro, mentre Marco Bonanno, suo socio in affari, si trova ai domiciliari a Napoli. I provvedimenti del GIP Andrea Guerrerio, su richiesta del sostituto procuratore Nicola Serianni, sono stati eseguiti nella serata di giovedì 28 luglio dalla Guardia di Finanza di Novara. Questo perché, per gli inquirenti, esisteva un concreto “pericolo di reiterazione” e quindi tutta l’attività dei soggetti coinvolti andava fermata. L’inchiesta ha preso origine fin dalla mancata iscrizione della squadra nella scorsa stagione. Le indebite compensazioni di natura fiscale escogitate da Pavanati non erano state accolte dalla Federcalcio, provocando l’esclusione degli azzurri dal loro campionato di competenza. A nulla sono poi serviti i successivi ricorsi: per la prima volta dopo oltre un secolo di storia, dunque, il Novara si è trovato fuori dal calcio professionistico.

Ma sull’intera vicenda, dopo la magistratura sportiva, volle vederci chiaro anche quella ordinaria, con l’epilogo degli ultimi giorni. Il reato ipotizzato dalla Procura è relativo alle indebite compensazioni, ma sarebbero contestati anche il falso in bilancio e altre violazioni di natura finanziaria. Lo stesso “giochetto” utilizzato dodici mesi fa per cercare di iscrivere la squadra al suo campionato di competenza prima nel “no” da parte della magistratura sportiva. Cosa che ha poi finito per attirare l’attenzione dei confronti di Pavanati da parte di quella ordinaria.

Il tutto mentre per il prossimo 20 settembre è già stata fissata l’udienza per il fallimento del “vecchio” Novara Calcio S.p.A., gravato da debiti per svariati milioni di euro, anche se negli ultimi tempi qualche “tampone” ha provveduto a collocarlo l’ex patron Massimo De Salvo, ancora azionista al 20% della società. Anche De Salvo, in questa inchiesta, risulterebbe indagato insieme a un altro ex massimo dirigente come Maurizio Rullo, ma le loro posizioni appaiono decisamente diverse.

Nei diversi capi di imputazione ipotizzati dalla Procura sarebbero stati accertati crediti fasulli per un importo complessivo di circa 1,5 milioni di euro, somma che ora il GIP novarese sta cercando di “recuperare” disponendo il sequestro di beni di Pavanati per lo stesso valore. Ma secondo alcuni, molto si saprà forse di più quando sarà completato l’esame dei documenti sequestrati dopo le perquisizioni effettuate due settimane fa tra Monza e Novarello.

Intanto, dietro le sbarre nel capoluogo brianzolo, Pavanati è in attesa dell’interrogatorio di garanzia, che sarà fissato per la prossima settimana. Poche, come spesso accade in queste circostanze, le parole rilasciate dal suo legale, che ha comunque annunciato il ricorso al riesame per la revoca della misura cautelare.

Dodici mesi fa la Federcalcio aveva sbattuto la porta in faccia al club azzurro in quanto i suoi regolamenti non consentono alle società sportive di “annullare” eventuali debiti erariali (e il club purtroppo ne aveva) attraverso le cosiddette compensazioni per crediti dalle proprietà. A voler vederci chiaro, dopo quella sportiva, si è mossa anche la magistratura ordinaria e dopo lunghe indagini, culminate un paio di settimane fa con perquisizioni e sequestri di documenti anche nella sede di Novarello, è scattata la misura cautelare disposta nei confronti di Pavanati e Bonanno, mentre a piede libero risultano indagati anche Maurizio Rullo, precedente proprietario del Novara e il suo predecessore Massimo De Salvo. Se il primo è ormai uscito di scena, De Salvo risulta ancora azionista del 20% del club.

Per quanto riguarda Pavanati, i reati ipotizzati vanno appunto dalle indebite compensazioni al falso in bilancio. Sì, perché gli inquirenti avrebbero accertato che l’imprenditore, attraverso il pur sempre ingegnoso meccanismo di “società vuote”, non vantava alcun credito da “compensare”. Ma non solo: l’imprenditore avrebbe incassato dalla Federcalcio e da altri soggetti una somma di un milione e mezzo di euro mai entrata nelle casse della società calcistica, ma finita su conti personali dello stesso Pavanati. Tanto è bastato alla Procura per mettere fine a questo sistema che ha definito una “prassi consolidata”, disponendo la misura cautelare in quanto sarebbe esistito il “pericolo di reiterazione” e il sequestro di beni personali per lo stesso valore.

Intanto, nelle ultime ore si è registrata anche una presa di posizione da parte dell’amministrazione comunale. Se giovedì, subito dopo che si era diffusa la notizia dell’arresto di Pavanati, l’assessore allo sport Ivan De Grandis aveva parlato unicamente della concessione dello stadio al “nuovo” Novara, grazie a una delibera di Giunta appena approvata, ora il primo cittadino ha anticipato che Palazzo Cabrino starebbe valutando l’ipotesi di costituirsi parte civile in un futuro processo: “La città ha subito un danno alla sua immagine e questa vicenda non può rimanere impunita. Vedremo come agire insieme all’avvocatura del Comune”.

redazione vanovarava.it

 


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