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Quando Piola “pagava” le trasferte


Di Gianfranco Capra

Qualche volta è accaduto. Per esempio: campionato di Serie A 1951-52 (il migliore di tutti i tempi per il Novara Calcio, con il raggiungimento dell’ottavo posto in assoluto). La squadra azzurra, allenata da Nini Varglien II (ex Juventus e Nazionale) deve affrontare due trasferte consecutive nel Sud d’Italia. Allora si usava abbinare le trasferte lontane per evitare spese superflue. Intanto, il 19 marzo 1952, giorno festivo di San Giuseppe, Silvio Piola aveva raggiunto l’incredibile traguardo dei 300 gol infilando il portiere della Sampdoria Bepi Moro. Silvio Piola è euforico, distribuisce a tutti i tifosi la famosa fotografia con in mano il pallone dei 300 gol.

Il 23 marzo 1952 è in programma la trasferta a Napoli, squadra sempre di alto livello con il nostro ex Castelli e poi con Amadei, l’albanese Krieziu, Formentin (futuro azzurro), Viney, Astorri, Delfrati (futuro allenatore del Novara in Serie C). Il Novara è arrivato in treno con dodici giocatori, undici titolari più il rincalzo Piero Pombia, che può giocare in diversi ruoli. Il CT Marmo e il medico Pino Fortina raggiungeranno in seguito la comitiva.


La foto-ricordo di Silvio Piola al raggiungimento dei 300 gol fatti

Arbitra il veneziano Bellè, un internazionale. Il Novara gioca una gran partita “trascinato” da un Piola ringiovanito (ha 38 anni e mezzo). Lo stesso Piola mette a segno nel primo tempo il gol della bellissima vittoria battendo un esterrefatto Casari (nazionale olimpico); per il campione vercellese è il suo 301° gol. L’allenatore Varglien II ha schierato Corghi; Mainardi, De Togni; Feccia, Molina II, Baira; Renica, Janda, Piola, Alberico e Pesaola. In tribuna Pombia (allora non esistevano le panchine e non si poteva cambiare i giocatori in campo).

Seconda trasferta consecutiva al Sud, il 30 marzo a Palermo, squadra di media classifica. Ma nasce un problema… la cassa del Novara piange: non ci sono più soldi per pagare, nei giorni successivi, albergo e ristoranti. In quegli anni il Novara soffriva una grave crisi economica perché il generoso presidente Francescoli (industriale calzaturiero di Grignasco) era in crisi di lavoro. Era in carica dal luglio 1943. Il Novara, come società, si reggeva sugli incassi domenicali, sulle percentuali delle trasferte e su qualche sponsor, in testa la Banca Popolare di Novara (avvocato Sartorio). Poca cosa rispetto alle spese di lontane trasferte, come Napoli e Palermo.


Silvio Piola: una risorsa sia in campo che fuori dallo stesso

Baira, vice-capitano e uomo di fiducia della società, annuncia a Piola: “La cassa è vuota”. Allora Silvio prende l’iniziativa: fa alcune telefonate e poi annuncia alla squadra: “Giovedì facciamo un’amichevole a Cosenza e con i soldi dell’incasso pagheremo tutto”. I biglietti del treno per il ritorno a casa, fortunatamente, erano già stati pre-pagati.

Grandi manifesti a Cosenza giovedì 27 marzo: Cosenza contro Novara, squadra di Serie A con il “campione del mondo” Silvio Piola!

Perché il Cosenza, squadra di Serie C? Perché in quella squadra giocavano amici di Piola, cioè il vercellese Coltella e l’astigiano Stradella (cannoniere dell’Alessandria). L’allenatore, poi, era un’altra vecchia conoscenza di Piola, il vercellese Angelo Piccaluga. E poi giocava un ungherese molto bravo, Fekete, già centravanti del Como e della Spal. Insomma, Piola conosceva tutto il mondo calcistico e quella volta lo sfruttò a favore del Novara, bisognoso di soldi.

Il 30 marzo del 1952 il Novara perse 3-1 contro un Palermo molto forte grazie a Bronée (futuro azzurro), Gimona e Torti. Naturalmente, Silvio Piola si tolse lo sfizio di segnare il gol del Novara, il suo 302°.

Che tipo Silvio!

Gianfranco Capra

 



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