‘Ndua ‘Nduma: Como
Di Manuela Riboldazzi
Dopo la trasferta di Vercelli, quella di Como è senza dubbio la più “abbordabile” per i tifosi azzurri che non faranno mancare il loro apporto nei confronti di Evacuo e compagni. Il rinnovato stadio “Sinigaglia”, dove il Novara ha vissuto momenti emozionanti del recente passato, oltre ad offrire una cornice molto bella metterà di fronte gli uomini di Baroni ad un test molto impegnativo, quasi cruciale nell’obiettivo di mantenere le posizioni di vertice dopo la bella prestazione offerta contro l’Avellino.
La Storia: La squadra viene fondata nel 1907 con il nome di Como Foot-Ball Club. Promosso per la prima volta in Serie A nel 1949, il Como ha disputato 13 campionati nella massima divisione, raggiungendo il miglior piazzamento (6º posto) nella stagione del debutto(1949-50). La sua ultima partecipazione alla Serie A è stata nel 2002-03. Le stagioni disputate in Serie B sono 33. La nascita del calcio a Como è da attribuirsi ad un comitato di soci riunito presso il bar Taroni, sito nella centrale via Cinque Giornate, prima sede della società lariana. Nel 1945 il Como conquistò il suo trofeo più prestigioso, vincendo il Torneo Benefico Lombardo che, in mancanza di un campionato a livello nazionale, vedeva partecipare Milano, Ambrosiana-Inter e, con altre formazioni lombarde, anche il Novara.
Dopo alcuni buoni campionati nella serie cadetta, dal 1970 in poi, i lariani stazionarono nelle posizioni di media classifica con Eugenio Bersellini in panchina insieme al giovane Vallongo superstar e una poco felice partecipazione al Torneo Anglo-italiano del 1973.
Dalla stagione di Serie B 1973-74, con l'avvento di Giuseppe Marchioro in panchina, la squadra azzurra tornò tra le grandi della cadetteria grazie alle parate del portiere Antonio Rigamonti e il lancio del giovane terzino Vito Callioni, poi, nel 1975, sempre sotto la guida tecnica di Marchioro, giunse la seconda promozione in Serie A, dove però, nonostante gli sforzi di giocatori come Alessandro Scanziani e il portiere-rigorista Antonio Rigamonti, la squadra rimase solo per una stagione per poi retrocedere in Serie B.
Nel campionato cadetto 1982-83 i lariani, partiti con programmi non ambiziosi e confezionando una serie di pareggi, si trovarono al termine del campionato a disputare gli spareggi per il ritorno in Serie A contro Catania e Cremonese, perdendoli e sfumando il sogno dell'immediato ritorno nella massima serie. Nel 1986 il Como sfiorò la finale di Coppa Italia, dopo aver eliminato la Juventus negli ottavi e il Verona campione d'Italia nei quarti. Nella doppia semifinale contro la Sampdoria, dopo aver ottenuto un 1-1 a Genova, al “Sinigaglia” gli azzurri stavano conducendo per 2-1 nel corso dei tempi supplementari, quando un oggetto lanciato dagli spalti ferì l'arbitro Giancarlo Redini: la partita fu sospesa e la vittoria venne poi assegnata per 2-0 ai blucerchiati. Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, nel 2001 la società, guidata dal presidente Enrico Preziosi, ottenne la sospirata promozione in Serie B, che venne funestata da un drammatico episodio accaduto negli spogliatoi al termine della gara Como-Modena (1-0) del 19 novembre 2000 tra il capitano lariano Massimiliano Ferrigno e il giocatore modenese Francesco Bertolotti. Ferrigno colpì con un pugno il giocatore del Modena che cadde malamente a terra, ferendosi alla testa Bertolotti restò a lungo in pericolo di vita e fu costretto al ritiro, mentre Ferrigno venne squalificato per tre anni da qualsiasi campionato.
L'anno successivo il Como, benché neopromosso, ottenne la promozione in Serie A (ancora insieme con il Modena) con 74 punti (record per il campionato a venti squadre). La crisi continuò l'anno dopo in Serie B con la cessione del club da parte del presidente Preziosi e una nuova retrocessione in Serie C1, seguita da un'ulteriore retrocessione in Serie C2 dopo aver perso i play-out con il Novara (1-2 e 0-0).
Questa tripla retrocessione causò una profondissima crisi finanziaria, culminata il 22 dicembre 2004 con il fallimento, che obbligò la nuova società, il Calcio Como, a iscriversi, anziché alla Serie C2, alla Serie D (girone B). Per la prima volta dal 1938, i lariani si ritrovavano fuori dai campionati professionistici.
Nella stagione 2008-09, giocata in Lega Pro Seconda Divisione, il Como ha disputato un campionato sempre nella parte alta della classifica, ma mai al vertice. Con un rendimento in crescendo nelle ultime partite, raggiungeva il terzo posto finale e il diritto di giocare i play-off. Affrontava prima il Rodengo Saiano nella doppia semifinale (1-1 esterno e 0-0 in casa) e si qualificava per il migliore piazzamento in classifica; sconfiggeva poi l'Alessandria nella doppia finale (vittoria interna per 2-1 ed esterna per 2-0) e conquistava la seconda promozione consecutiva, salendo così in Lega Pro Prima Divisione. Nella stagione 2014-15, dopo alcuni alti e bassi e un cambio d'allenatore (esonerato Giovanni Colella, subentrato Carlo Sabatini), gli azzurri comaschi hanno chiuso la stagione regolare del girone A in quarta posizione, qualificandosi ai play-off. Nei quarti di finale il Como ha battuto in trasferta il Benevento, seconda classificata nel Girone C. In semifinale i lariani hanno eliminato ai rigori il Matera, terzo classificato nel Girone C, dopo il doppio 1-1 della gara di andata e ritorno. In finale il Como ha affrontato il Bassano Virtus (secondo classificato del Girone A), sconfitto all'andata per 2-0 in casa; il pareggio per 0-0 nella gara di ritorno ha sancito il ritorno in Serie B dei lariani, dopo oltre un decennio di assenza.
Lo Stadio: Lo Stadio “Giuseppe Sinigaglia” è intitolato al campione di canottaggio Giuseppe Sinigaglia, caduto nella prima guerra mondiale. Lo stadio appartiene al Comune di Como, che lo cede in affitto per le partite di campionato alla società calcistica del Como.
I lavori cominciarono nell’ottobre del 1926 sul terreno donato dal podestà Baragiola e su progetto dell’architetto Giovanni Greppi di Milano. Lo stadio fu dotato di due piste, una ciclistica di 500 metri e una podistica di 450 metri che circondavano il campo per il calcio dl circa 7200 metri quadrati: la capienza totale era dl 6000 persone. Lo stadio fu inaugurato il 30 luglio del 1927.
La capienza attuale dello stadio è di 13.602 spettatori, ma nell'ultima stagione in cui il Como ha militato in Serie A, 2002-03, ovvero prima dei lavori in curva ospiti, la capienza era di 18.000 unità. Particolarità dello stadio è infine quella di essere praticamente in riva al lago, che si può ammirare dalle due curve e dal settore distinti.
Infinita la storia delle ristrutturazioni annunciate, studiate ed effettuate. Nel 1990 sono terminati i lavori di ristrutturazione che hanno interessato la tribuna coperta, che è stata demolita e ricostruita. A metà degli anni novanta la medesima sorte è toccata al settore distinti, da cui è stata eliminata l'apertura centrale che permetteva di vedere il lago dalla tribuna coperta. Nell'estate del 2002 la “Curva Azzurra”, formata in parte da una struttura di cemento (originale del 1927) e da una seconda struttura in tubi Innocenti, è stata demolita trasformandosi in “Curva Como”, una struttura provvisoria totalmente in tubi Innocenti, con una capacità aumentata da 3500 a 5000 spettatori. In ultimo è stata ricostruita nel 2003-04 la curva ospiti, passando dalla struttura in cemento del 1927 ad una provvisoria in tubi Innocenti ed infine ad una struttura in cemento più ampia. Dalla stagione 2015-16 l'impianto sportivo ha subito una serie di interventi di ristrutturazione, necessari per disputare le partite di serie cadetta. Le prime partite interne del Como sono state giocate al “Silvio Piola” di Novara per permettere la fine dei suddetti lavori.
I Tifosi: Il tifo organizzato a Como vede la luce a metà degli anni ’70. Uno dei primi gruppi ad apparire sulla scena furono i “Panthers”, attivi ancora oggi. Negli anni successivi è il tempo degli “Ultras Como”, che preparano la “terza fase”, quella dell’avvento della storica “Fossa Lariana”. La Fossa può essere riconosciuta come uno dei migliori gruppi degli anni ’80. Ancora oggi la si ricorda per lo stile innovativo dei suoi striscioni, del materiale e delle coreografie, la sua mentalità goliardica e spensierata e per la sua organizzazione capillare, con tantissime sezioni sparse in varie località della Lombardia, anche fuori dalla provincia. Una tale esplosione di tifo per le maglie azzurre è la conseguenza di una squadra che si afferma come una rivelazione del calcio italiano, mantenendo la Serie A per cinque stagioni consecutive.
Lo scioglimento della “Fossa Lariana”, avvenuto nel 1990, lascia un vuoto sugli spalti del “Sinigaglia”, colmato in parte dalla breve parentesi dei “Maestri Comacini”, nati nel 1992 e che sperimentano un cambiamento estetico nella curva lariana. Una rivoluzione, con un modo di tifare britsh-style, completata poco dopo dai “Blue Fans”, veri eredi della gloriosa Fossa. Nel 1996 il gruppo trainante decide di spostarsi nella parte bassa della curva ovest raccogliendosi dietro una miriade di stendardi. Il progetto dei “Blue Fans” ha come obiettivo la riunione sotto un unico coordinamento di tutte le anime storiche della tifoseria del Como. Falcidiati dalle diffide, i “Blue Fans” annunciano il loro scioglimento ufficiale nel 2001.
La curva torna ad animarsi anche grazie al doppio balzo in avanti dalla terza serie alla A, ma la repentina discesa dalla Serie A al fallimento riduce la tifoseria ad uno zoccolo duro, ben organizzato ma non particolarmente numeroso. Nel 2007-08, in Serie D, per il big-match contro la Tritium, al “Sinigaglia” sono circa 3.000 gli spettatori, segno di una passione che cova sotto la cenere. Il ritorno in Lega Pro restituisce nuova linfa alla tifoseria azzurra che si presenta nella prima stagione con una media di 1.700 spettatori ed una curva dallo stile british, fatto di cori secchi e ripetuti e stendardi e bandiere appesi alle recinzioni, che contraddistingue i numerosi gruppi che la popolano. Dopo alcune stagioni opache in Prima Divisione, in cui il seguito si era attestato sui 1.200 spettatori, nella stagione in corso si assiste ad un deciso incremento con una media, finora, di 1.625 spettatori.
Rotto da pochi mesi lo storico e consolidato gemellaggio con i vicentini (presenti al loro fianco anche nel memorabile spareggio di Cesena) ed ormai sciolti da parecchi anni i rapporti che legavano i comaschi a milanisti ed empolesi, la tifoseria comasca resta legata solo ai francesi del Lione. Le rivalità principali e più sentite sono, oltre a quella con gli odiatissimi vicini varesini e lecchesi, con il Monza, quella con gli ultras del Modena, del Livorno, del VeneziaMestre. Rivalità ereditate dagli anni passati in massima serie quelle con interisti, atalantini e fiorentini. Il tifo organizzato come clubs, viene retto dal “Centro Coordinamento” che ha sede proprio nello stadio comasco.
La Città: Como è un comune italiano di 84.834 abitanti capoluogo dell'omonima provincia in Lombardia. È il quinto comune della regione per popolazione alle spalle di Milano, Brescia, Monza e Bergamo.
Città di confine in bilico tra differenti culture, Como è “capitale” del suo lago, che attrae turismo internazionale legato allo scenario naturale ed è centro industriale basato sull'industria della seta (attività tipicamente comasca).
Il centro della città è situato sul lungolago, intorno alla piazza del Duomo, una delle maggiori cattedrali dell'alta Italia. Il nucleo storico presenta ancora mura medievali ben conservate e grandi torri di vedetta (Porta Torre, Torre Gattoni, San Vitale). Notevoli sono le chiese di S. Abbondio e S. Fedele, cuore della città murata, mentre autentici capolavori sono i palazzi razionalisti eretti dal comasco Giuseppe Terragni: la Casa del Fascio, il Monumento ai Caduti, l'Asilo Sant'Elia e il Novocomum. Villa Olmo è sede di mostre d’arte di alto livello mentre la funicolare che collega la città al monte di Brunate completa l'itinerario della visita. Sono classiche le gite in battello sul lago.
La città è ricca di storia, di personaggi e di monumenti storici. Se ne accorge subito il visitatore attento che ne percorre le strade e le piazze. Muovendo da Piazza Cavour, da cui si gode una splendida vista panoramica del lago, si accede al centro storico, che si stende a forma di quadrilatero, circondato da mura risalenti al XII secolo. In Piazza del Duomo sorgono tre importanti monumenti: il Broletto, edificio del Duecento, ricostruito nel Quattrocento, con un portico dove si tenevano le assemblee popolari; la Torre civica, rifatta nelle linee originarie nel 1927; il Duomo, edificato fra il 1396 e il 1740, che riflette nella struttura i diversi stili avvicendatisi nei secoli. In via Vittorio Emanuele c’è l’abside di San Fedele, basilica romanica del XII secolo. Le vie del centro sono costellate di bellissime botteghe, artigianali o di grandi firme, che vendono merce di altissima qualità. Como è anche famosa per aver dato i natali, od ospitalità, a personaggi illustri. Ci limitiamo a ricordare: Plinio il Vecchio (famoso naturalista e scienziato della latinità); Plinio il Giovane (uomo politico e letterato di Roma); Paolo Giovio, storico; papa Innocenzo IX; e, soprattutto, Alessandro Volta, l'inventore della pila, al quale è dedicato un bellissimo museo all'interno del Tempio Voltiano, proprio in riva al lago.
La Cucina: La cucina comasca e in genere quella lariana, si è formata nei secoli sulla base delle risorse alimentari della zona, essenzialmente la pesca di lago e la pastorizia alpina.
Il nucleo principale di questo tipo di cucina è proprio il pesce d'acqua dolce, che fornisce la base per alcuni piatti tipici: il riso bollito o il risotto con il pesce persico, il lavarello in “carpione” (cioè fritto e marinato in aceto con l'aggiunta di cipolla e timo selvatico), la frittura di alborelle ed i famosi misultin, o missultitt (agoni del Lago di Como, privati delle interiora, salati, essiccati all'aria aperta, poi grigliati e mangiati con la polenta).
In effetti la polenta è la regina della tavola comasca e oltre che di tutto l'arco alpino. Qui è ottenuta mischiando e cuocendo farina di mais e di grano saraceno. Accompagna non solo il pesce, ma anche le carni, la cacciagione, i formaggi, gli insaccati. Piatto quotidiano dei pastori degli alpeggi era polenta e latte. Molto preparata è anche la polenta uncia: un pasticcio di polenta e formaggio, innaffiata da un soffritto di burro, aglio ed erba salvia. Tipico di Bellagio è il tocch, una speciale polenta uncia cotta con burro e formaggio, mangiata con le mani e accompagnata da salumi, carne e misultin. La pult invece è una polentina di farina di mais e di frumento, molto molle. Viene mischiata col burro e consumata intinta nel latte freddo, solitamente nella stagione estiva.
Altro piatto della cucina povera è l'ultadell detto anche paradell o turtell a seconda della zona, a Como viene chiamato cutizza. Si ottiene soffriggendo nel burro una pastella di farina di frumento, latte, uovo e sale. Prelibato era quello preparato con latte de penagia, cioè il latte che rimaneva nella zangola dopo la preparazione del burro. Fino a qualche decennio fa faceva parte della dieta di base e lo si consumava solitamente accompagnato da verdure in insalata. Attualmente invece lo si mangia addolcito con zucchero o accompagnato da marmellate.
La versione più povera fatta solamente di acqua e farina, sempre fritta, è detta buscell, che a volte viene preparato con aggiunta di mele (dolce) o di cipolle (salato).
La pasta dell'ultadell poteva essere “allungata” con pane raffermo ammollato nel latte o con avanzi di minestra di latte ed arricchito con frutta, solitamente mele o uva. In questo caso prende il nome di miascia. Oggi, anche la miascia viene consumata come dessert, arricchita con zucchero ed altra frutta come pere, uvette e frutta secca.
Tra i numerosi formaggi, ricordiamo la semuda di latte vaccino scremato, a pasta soffice, di colore giallognolo e di sapore delicato, fatto stagionare da 3 o 4 settimane a diversi mesi: la crosta è grigiastra per la presenza di muffe tipiche di questo formaggio. Prima della lavorazione il latte viene lasciato nella conga 24 ore e poi viene scremato manualmente.
Tra i dolci, la resta di Como, il matalocch della Val Menaggio ed il braschin originario di Garzeno, che sono tutti pani dolci.
Manuela Riboldazzi