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‘Ndua ‘Nduma: Mantova


Di Manuela Riboldazzi

Sabato prossimo gli azzurri saranno impegnati nella seconda trasferta consecutiva dopo quella di Bergamo contro l’AlbinoLeffe. Questa volta di scena a Mantova, Evacuo e compagni si ritroveranno ad affrontare una nuova avversaria decisa a non “regalare” nulla, in quanto obbligata a raccogliere punti per mantenere il più possibile lontana la zona a rischio play-out. L’imperativo, tuttavia, resta quello di cogliere una vittoria preziosissima e che potrebbe avere un ruolo fondamentale nella stagione, visto che solo un giorno prima di questa sfida verrà emessa la sentenza a carico del Novara, per i due deferimenti comminati alla società azzurra.

La Storia: La squadra ha disputato 12 campionati italiani di massima serie, ottenendo come migliore piazzamento il nono posto nella stagione 1961-62. Il gioco del calcio approdò in riva al Mincio per merito di due pionieri: Ardiccio Modena e Guglielmo Reggiani. Il primo, di ritorno da Liverpool dove aveva vissuto per qualche tempo, contagiò l'amico: assieme comprarono un pallone e fondarono, nel lontano 1906, il Mantua Football Club.
Rimase nel terzo livello del calcio italiano (dal 1929 al 1935 Prima Divisione, dal 1935 Serie C) fino al dopoguerra, ottenendo degli ottimi piazzamenti soprattutto nei campionati che vanno dal 1939-40 al 1942-43 quando, con una serie di secondi e terzi posti, il club sfiorò più volte l'accesso alle Finali per la promozione in B.
La seconda guerra mondiale finisce, il Mantova riprende le proprie attività ripartendo da una serie B a più gironi. Alcuni anni più tardi inizia la discesa, causata soprattutto da motivi finanziari, ma anche da una riforma dei tornei che nel 1948 fa ritornare la Serie B a girone unico, causando la caduta in C dei virgiliani.
L'epopea del “Piccolo Brasile” comincia nel 1955-56: una bella favola, che proietta i virgiliani dall'inferno all'olimpo del calcio italiano. A questa squadra sono legati indissolubilmente alcuni grandi personaggi. Impossibile non citare colui che seppe plasmare il carattere dei giocatori, guidandoli da bordo campo: Edmondo Fabbri, il popolare “Omino di Castelbolognese”. Altro “deus ex machina” di questa squadra straordinaria fu Italo Allodi, giunto a Mantova da Suzzara (sua città d'adozione) nelle vesti di calciatore ed affermatosi poi come il primo, vero general manager italiano. Fabbri poi andò alla Nazionale, Allodi disegnò la grande Inter di Angelo Moratti: con queste basi dunque il Mantova entrò di diritto nell'élite del calcio, salvo poi compiere il cammino inverso qualche anno dopo.
Grande spettacolo in campo, emozioni a non finire. A poche giornate dal termine, il Mantova è secondo, dietro al Siena. Il destino vuole che i virgiliani si rechino proprio in Toscana: i biancorossi si impongono per 2-0 con gol di Turatti e Recagni: è aggancio. In campionato finiscono a pari punti, serve lo spareggio in campo neutro a Genova, il 28 giugno 1959. Ancora una volta il cuore e la grinta del Mantova hanno la meglio: si vince 1-0, rete di Fantini. Viene così ottenuta la promozione in Serie B. La squadra venne seguita da diecimila tifosi che si portarono al “Marassi” per quella sfida, che resta una delle più belle pagine sportive che Mantova abbia vissuto.
Nella stagione 1960-61 solo il Venezia arriva davanti ai biancorossi, forte di una contestata vittoria (3-2) casalinga. La sicurezza matematica della promozione in Serie A avviene in casa col Brescia (2-0), alla terzultima gara. In quattro anni il Mantova è passato dalla quarta serie all'Olimpo del calcio.
Se rapida è stata la scalata dalla Quarta serie alla Serie A, ancora più veloce la discesa: in 14 mesi la squadra biancorossa si ritrova in Serie C. La favola del Mantova si chiude nel giugno del 1973.
Il campionato 1982-83, il primo in Serie C2 nella storia del Mantova, è segnato da una crisi societaria violenta. Se sul campo le cose non vanno male, terzo posto finale che non serve però a centrare la promozione, sono gli uffici legali a meritare tutta l'attenzione. I tanti creditori hanno fatto causa: l'Associazione Calcio Mantova viene dichiarata fallita ed il Mantova va all'asta per la somma di 360 milioni di lire: se lo aggiudica un gruppo veronese, trainato da Mariuccio Vassanelli e la società biancorossa risorge dalle sue stesse ceneri col nome di Nuova Associazione Calcio Mantova.
A causa di irregolarità, nell'estate 1994, Mantova non ha più una società di calcio professionistica. Grazie ad alcune persone di buona volontà, si tenta di ricostruire qualcosa dalle macerie. Il massimo che si riesce ad ottenere, comunque, è il diritto sportivo da una squadra di Promozione, il 3B Porto. Dopo nemmeno tre anni, nel maggio del 1997, il Mantova torna tra i professionisti.
Nella stagione 2005-06 il Mantova disputa un ottimo campionato da neopromossa, guidando perfino la classifica di Serie B per i primi quattro mesi.
Nella stagione 2006-07 il Mantova conclude il campionato all'ottavo posto e ottiene una prestigiosa vittoria infliggendo alla Juventus la prima sconfitta nel campionato di Serie B (1-0), grazie ad un autogol di Robert Kovac.
Il 30 giugno 2010 la squadra, a causa dell'ammontare dei debiti, circa 9 milioni, conseguiti dalla gestione Lori, non riesce ad iscriversi al campionato di Lega Pro, scomparendo in tal modo dal calcio professionistico, 16 anni dopo dalla sua rifondazione.
Con il fallimento dell'A.C. Mantova 1911 un gruppo di tifosi, capeggiato dall'ex presidente Alberto Castagnaro, costituisce il 2 luglio 2010 l'A.S.D. Mantova Football Club ottenendo subito l'affiliazione alla F.I.G.C. I tifosi non fanno mancare il loro affetto seguendo in migliaia la squadra in casa ed in buon numero anche in trasferta. Sono 6.000 i tifosi alla festa del centenario col Cantù e oltre 3.500 alla terz'ultima giornata di campionato, il 17 aprile 2011, quando vincendo per 3-0 contro il CastelnuovoSandrà, il Mantova consegue matematicamente la promozione, con una sconfitta nella Seconda Divisione Lega Pro e con il ritorno del calcio virgiliano tra i professionisti.

Lo Stadio: Lo stadio “Danilo Martelli” è intestato al giocatore del Grande Torino, jolly della squadra e componente del leggendario Trio Nizza, di cui facevano parte Valerio Bacigalupo e Mario Rigamonti.
La capienza iniziale dello stadio era di 15.000 posti ed aumentò fino a 21.000 circa quando, negli anni '60, il Mantova approdò in Serie A. Successivamente, durante la gestione Grigolo, il “Martelli” fu oggetto di una ristrutturazione che comportò una riduzione della capienza a 12.000 posti a sedere che, nel 2005 con il Mantova nella cadetteria, aumentò nuovamente (14.884 posti) quando il Comune antepose alla storica “Curva Te” un'impalcatura metallica e costruì una tribunetta scoperta sotto la tribuna centrale.
Con la rifondazione del Mantova in Serie D, la capienza omologata del “Martelli” è stata, però, ridotta a 7.400 posti per evitare di incombere nella “legge Melandri”, del 2007, sull'utilizzo dei tornelli e sulle normative in vigore che impedivano l'accesso degli striscioni e delle bandiere allo stadio, imponendo l'utilizzo dei biglietti nominali.

I Tifosi: Il movimento ultras mantovano nasce nel lontano 1968 con gli “Arditi”, seguiti negli anni successivi dagli “Ultras”, dai “Commandos” e dai “Panthers”. Verso la fine degli anni settanta nacquero anche le “Brigate Biancorosse” e il cuore del tifo si spostò dalla gradinata alla storica “Curva Te”.
Nel 1982 la svolta: i gruppi ultrà si unificarono sotto il nome di “CUCT” (Commando Ultrà Curva Te). Esperienza che durò fino al 1986 quando, in seguito alla retrocessione in Serie C2 dei biancorossi, il CUCT si sciolse. Nacquero così i “Virgilian Kaos” che insieme alla “Vecchia Guardia” (club nato dalle ceneri dei tre gruppi padri Ultras, Commandos e Arditi), presero le redini della curva.
Dal quartiere popolare di Lunetta, nel 1993 nacquero anche gli “Sconvolts” che, insieme ai primi due, hanno guidato la “Curva Te” per quasi vent'anni.
Nel 2006 si decide di avanzare un primo tentativo di unificare il movimento ultras sotto il nome di “Ultras Mantova”, ma l'esperimento durò poco. Di lì a pochi anni (2009), complice la crisi del mondo ultrà tra divieti e repressioni, il direttivo della “Curva Te” si sciolse per motivi interni.
Col fallimento della società e la ripartenza dai dilettanti il movimento ultrà mantovano riprende vita con un gruppo di ragazzi, provenienti dai diversi gruppi della curva (“Psyco”, “Pensiero Fisso” e “Gioventù Bruciata”), che si riconosce sotto il nome di “Ultras Mantova 1975”. Poco dopo a loro si aggregano anche i “Virgilian’s Kaos”, così come gli ex componenti dei gruppi Sconvolts e Lunetta formando un unico gruppo.
La “Sezione”, in contrasto con la tessera del tifoso e con alcuni esponenti della Curva dopo l'unificazione, si è spostata invece nel settore Distinti.
Gemellaggio storico della tifoseria mantovana è quello con gli ultras del Brescia. Risalente ai primi anni novanta è invece il rapporto fraterno con gli ultras romagnoli del Cesena, caratterizzato da numerose visite reciproche susseguitesi nel corso degli anni. Nato nello stesso periodo, è il gemellaggio con la tifoseria toscana del Prato. Le rivalità più sentite sono con le tifoserie di Verona, Cremonese e Atalanta.

La Città: Mantova è un comune italiano di 48.684 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Lombardia.
Dal luglio 2008 la città d'arte lombarda è stata inserita nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. La città è inoltre stata colpita durante il terremoto del 2012, ma per fortuna senza vittime.
Da vedere: Cattedrale di San Pietro (Duomo), dedicato a San Pietro, l'attuale Duomo in stile romanico con aggiunte gotiche, fu costruito tra il 1395 e il 1401 dopo che un incendio, secoli prima, aveva distrutto un precedente tempio paleocristiano. Fu ristrutturato nel 1545 da Giulio Romano, che lasciò intatta la facciata ma modificò le forme, ispirandosi alle basiliche paleocristiane. Basilica di Sant'Andrea, progettata da Leon Battista Alberti, fu edificata a partire dal 1472 e conclusa 328 anni dopo con la costruzione della cupola su disegni di Filippo Juvarra. Nella cripta è custodita all'interno dei Sacri Vasi la reliquia del Preziosissimo Sangue di Cristo portato a Mantova dal centurione romano Longino.
Rotonda di San Lorenzo e Torre dell'orologio in Piazza delle Erbe: Rotonda di San Lorenzo, è la chiesa più antica della città, costruita nell'XI secolo durante la dominazione dei Canossa. A pianta centrale rotonda, la Rotonda di San Lorenzo è posta ad un livello più basso di Piazza delle Erbe e conserva al suo interno un matroneo e tracce di affreschi di scuola bizantina risalenti ai secoli XI-XII.
Palazzo Ducale, è forse più giusto parlare di città-palazzo, in quanto il complesso architettonico è costituito da numerosi edifici collegati tra loro da corridoi e gallerie ed arricchito da cortili interni, alcuni pensili e vasti giardini. La reggia dei Gonzaga, per estensione dei tetti, è la seconda in Europa superata unicamente dal Vaticano. Non appare improprio definire la reggia gonzaghesca come i Palazzi Ducali, stante l'abitudine di quasi ogni Duca di edificare una propria dimora che si andava aggregando a quanto precedentemente costruito.
Palazzo Te, è opera di Giulio Romano che nel 1525 lo ideò su commissione del marchese Federico II Gonzaga che lo utilizzò per i suoi svaghi. Vi fece dimorare l'amante “ufficiale” Isabella Boschetti. Il “Palazzo dei lucidi inganni” sorgeva al centro di un'isola ricca di boschi e circondata dalle acque di un lago, ora prosciugato: misterioso, ricco di simboli e di miti che risaltano nelle sale stupendamente affrescate anche dallo stesso Giulio Romano, come la celeberrima “Sala dei Giganti” e quella di “Amore e Psiche” e, non ultima, la “Sala dei Cavalli” che celebra le scuderie gonzaghesche all'epoca famose in tutta Europa.

La Cucina: La cucina mantovana è l'insieme dei piatti della tradizione culinaria della provincia italiana di Mantova, alcuni dei quali risalenti ai tempi dei Gonzaga. È una gastronomia forte di piatti apprezzati fuori dal territorio anche nei secoli scorsi. È una cucina vincolata alla terra dalle tradizioni contadine, ma risulta molto ricca e variegata. Diverse possono essere le varianti locali di uno stesso piatto.
Vista la posizione geografica occupata dalla provincia di Mantova, la tradizione culinaria mantovana risente molto della cucina emiliana del salume e della pasta e della cucina lombarda del riso.
Il tradizionale antipasto mantovano è composto da salumi. Sono molto diffusi: gras pìstà, lardo di maiale tritato al coltello e aglio, ciccioli o gréppole, pezzi di carne e grasso di maiale cotti ed essiccati, culatello, salume più tipicamente parmense (viene, tuttavia, prodotto anche in alcuni comuni mantovani). Accompagnano spesso i salumi: gnocco fritto, quadrati o rombi di pasta di pane fritti nello strutto bollente; chisœla, focaccia tipica salata, Tirot, focaccia con cipolle, tipica della Bassa, chisœlina, focaccina croccante e salata.
Tra i primi piatti: Agnoli in brodo che sono la colonna portante della cucina mantovana; agnolini, pasta all'uovo con ripieno di carne di manzo, salamella, pollo, pane grattugiato, Grana Padano, noce moscata. Esiste una variante con ripieno di stracotto di manzo; tagliatelline, quadretti e maltagliati, pasta all'uovo tagliata a strisce sottili; pasta trita, pasta all'uovo essiccata e tritata in grattugia in pezzi molto piccoli; panàda, composta da pane raffermo, olio e formaggio grana; tortelli di zucca; tortelli amari, tipici di Castel Goffredo; tagliatelle; risotto alla pilota, condito con salamella di maiale, risotto con le rane, condito con le rane pulite, olio e cipolla, risotto con i saltaréi, condito con gamberetti di fiume fritti.
Tra i Secondi piatti: cotechino con polenta; stracotto o brasato, ricetta a base di carne di manzo. Può essere accompagnato alla polenta; stracotto d'asino, accompagnato da polenta; bollito misto a base di carne di manzo, pollo e maiale lessati in acqua bollente accompagnato dalla mostarda; cotechino e pisto, accompagnati da polenta e lenticchie; luccio in salsa, pesce d'acqua dolce lessato accompagnato da una salsa a base di capperi, prezzemolo, acciughe sotto sale, aglio e cipolla; pesce gatto, tipico delle località più prossime al Po, si può preparare fritto o in umido; faraona arrosto.
Tra i dolci: torta di tagliatelle, torta sbrisolona, torta friabile a base di mandorle, torta Elvezia, anello di Monaco, bussolano o bussolà, chisöl, focaccia dolce, zabaione, sugolo, ma anche torta greca, torta delle rose, Bignolata.

Manuela Riboldazzi

 



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