Esclusiva VNV: L’intervista a Pablo Andrés Gonzalez
Di Alberto Battimo
È sempre un piacere e un’emozione intervistare chi ha dato lustro alla città di Novara, contribuendo ad ottenere successi di squadra straordinari. Dopo la carriera da giocatore ha deciso di ripartire, questa volta vestendo i panni dell’allenatore. La prima società a dargli fiducia è stata la NovaRomentin: l’inizio è stato promettente ma la strada è ancora lunga, ha comunque già dimostrato di avere idee ben chiare in testa e pronto anche a ricevere nuove soluzioni grazie ad un lavoro stretto e collaborativo con tutto lo staff e i giocatori. Si sta creando un giusto clima per lavorare in armonia, fattore essenziale per costruire un gruppo solido e unito. Il legame con Novara è diventato ancora più forte grazie al nuovo museo inaugurato qualche giorno fa dalla società azzurra. Ovviamente è uno dei protagonisti di questa gloriosa storia, un amore indissolubile e più vivo che mai. Lui è… Pablo Andrés Gonzalez.
Il debutto in campionato si è concluso con un pareggio casalingo contro il Derthona. Gara non semplice ma si sono viste già delle buone trame di gioco in certe fasi del match. Quali aspetti hai già avuto modo di notare positivamente e cosa, invece, non ti è piaciuto della prestazione della squadra? “Mi è piaciuto molto l’atteggiamento iniziale, siamo partiti con il piede giusto. Soddisfatto della prima mezz’ora di gioco, abbiamo terminato il primo tempo in vantaggio e questo è stato il giusto premio per la buona prestazione. Nella seconda frazione di gioco c’è stato un calo fisiologico, tanti passaggi sbagliati e anche nelle uscite siamo stati meno lucidi. Il campo non ha aiutato, la pioggia ha reso difficile la costruzione di un gioco lineare e non eravamo pronti ad affrontare una situazione del genere al meglio delle nostre possibilità. Alla fine abbiamo subito la rete del pareggio, complimenti a loro per come hanno costruito l’azione. La parte finale della gara non mi è dispiaciuta, nonostante le avversità dettate dal campo di gioco ci siamo comunque spinti in avanti e qualche occasione potenziale per tornare in vantaggio l’abbiamo avuta: peccato per la traversa sul finale di gara. Portiamoci a casa questo punto, in generale sono contento della prestazione e di quello che i ragazzi hanno messo in pratica. Non era una partita facile, era la prima di campionato e le insidie sono sempre dietro l’angolo”.
La preparazione estiva è molto importante. Oltre all’aspetto tecnico e fisico, certi carichi di lavoro vengono distribuiti in base al rendimento che si desidera portare avanti durante la stagione. Parlare di obiettivi stagionali non ha senso ad inizio stagione, ma cosa ti aspetti dal punto di vista del percorso della squadra? “Insieme al mio staff abbiamo dato vita ad una preparazione che desse i suoi frutti già dalla prima partita di campionato. Il mio obiettivo è sempre stato quello di partire al meglio delle nostre potenzialità, ho cercato di non caricare la squadra di troppo lavoro fisico ma privilegiare il pallone. In passato le preparazioni erano diverse, c’erano più amichevoli e piccoli tornei, ora si cerca soprattutto di ottenere la giusta condizione tramite un lavoro quotidiano che solo un allenamento può darti. La strada è ancora lunga e la preparazione estiva ha rappresentato solo l’inizio di un programma che verrà portato avanti per tutta la stagione, con i suoi tempi e metodi. Voglio una squadra che sia protagonista sin dall’inizio, siamo partiti con l’idea di fare subito risultato in qualsiasi campo, con i nostri pregi e difetti ma sempre con l’obiettivo fisso in testa di fare bene e vincere. Non ci sono scuse, stiamo lavorando bene, i miei ragazzi stanno dando il massimo sin dal primo giorno e voglio che continuino così con il passare delle partite. Iniziare il campionato con i tre punti sarebbe stato ancora più bello, ma ho visto la squadra sul pezzo e questo mi fa stare tranquillo per le partite successive”.
Passare da giocatore ad allenatore, soprattutto nelle prime fasi del cambiamento, non è mai semplice. Il rischio di immedesimarsi con i propri calciatori è ancora alto, bisogna creare un’adeguata “distanza” che ti permetta di rappresentare al meglio la tua nuova figura ma allo stesso tempo di coinvolgere tutti i giocatori. Come stai vivendo questo passaggio e quale approccio ritieni il più idoneo per creare una certa empatia con la squadra? “Visto che sto vivendo i miei primi passi da allenatore non mi ritengo ancora completo in certe dinamiche, dovrò migliorare costantemente. Ringrazio squadra, staff e società, mi stanno aiutando in questo nuovo percorso, sto imparando tante sfaccettature utili per crescere e rafforzare un legame che vada oltre ai soli aspetti lavorativi. Il ruolo non deve cambiare certe attitudini: la ricetta migliore è sempre quella di essere se stessi, tra me e i giocatori ci dovrà essere sempre un rapporto leale e onesto, sono fattori essenziali per lavorare con ordine e disciplina. Quando parlo davanti a tuttic, noto in loro tanta attenzione e concentrazione, quando c’è da scherzare sono il primo ad essere più elastico e coinvolgente. Si può lavorare bene in questo modo, ho sempre notato benefici con questo tipo di atteggiamento, credo in questo legame e cercherò di portarlo avanti con il prezioso aiuto di tutti”.
Grazie alla tua carriera da giocatore hai vissuto tante esperienze diverse, un contributo fondamentale l’hanno fatto anche i vari allenatori, i quali hanno la fortuna di godersi quotidianamente le tue qualità. Sicuramente tutto questo ti sarà servito per crearti una tua idea di gioco, per riuscire a metterla in pratica da quando sei diventato allenatore. Hai ancora tanto da imparare, come hai ammesso anche tu nella conferenza stampa di presentazione, ma sei già in possesso di buone basi. Qual è il tuo credo calcistico? “Ho giocato fino alla scorsa stagione, da allenatore ho ancora tanto da imparare e poco da insegnare. Sono dell’idea che tutto il lavoro che viene svolto ha un solo vero obiettivo, quello di vincere le partite. Come ho sempre detto sin dall’inizio non sono qui a inventare calcio, voglio semplicemente che la squadra sia competitiva e che dimostri il suo gioco al massimo delle potenzialità, con la vittoria sempre in testa. Non pretendo certe regole di campo, voglio che le varie letture di gioco vengano colte e decise direttamente dai ragazzi perché certe dinamiche sono sempre più numerose e non facili da intuire. Non dobbiamo fissarci su determinati principi, se un giocatore viene pressato e allontana la sfera dall’area per me ha fatto bene. Non mi fisso su un solo metodo e non mi focalizzo troppo su certi aspetti. Tutto deve essere fatto in funzione della vittoria, lascio piena libertà di scelta ma che sia la migliore per aiutare la squadra”.
Quali aspetti tecnici e tattici ritieni adeguati per creare la squadra a tua immagine e somiglianza? “Siamo partiti con un 4-3-3, credo che con questo modulo la squadra possa dimostrare il suo totale repertorio. Questo però non mi preclude di attuare delle modifiche a partita in corso, già contro il Derthona ho variato le posizioni in campo e ci siamo disposti con tre trequartisti e una punta centrale ad un certo punto della gara. Il modulo è importante ma non fondamentale, chiedo sempre compattezza e dimostrare quella voglia di fare risultato. Vogliamo essere protagonisti, per riuscirci cercherò sempre di trovare lo schieramento adatto per qualsiasi tipo di evenienza”.
Il tuo legame con Novara è indissolubile da anni. Nel calcio è sempre più difficile dare vita a questo tipo di rapporto. Spesso i giocatori dichiarano il proprio affetto a parole e sempre meno lo dimostrano coi fatti, privilegiando altri fattori. È solo una mia impressione o è più difficile, al giorno d’oggi, creare questo tipo di vincolo così forte e duraturo? “Non è un problema che coinvolge solo i giocatori, anche le società hanno un ruolo su questo tema. Rispetto al passato sto notando un aumento dei contratti di breve durata, questo permette ad entrambe le parti di poter cambiare in base all’andamento stagionale. Ci sono anche giocatori che vogliono rimanere in quella determinata squadra ma la società, con il contratto scaduto, molte volte decide di non confermarli. Il calcio va troppo veloce, da un lato è un bene ma in questo caso rappresenta un dato negativo. Una volta si aveva più pazienza e fiducia prima di prendere una decisione drastica, adesso bastano poche partite andate male per parlare già di rivoluzione o di scelte sbagliate. Fa parte del gioco ma credo che stiamo andando oltre, sta diventando sempre più difficile vedere un giocatore vestire la stessa maglia per più anni, le bandiere sono sempre meno e questo non giova nel rapporto con i tifosi, soprattutto dal punto di vista affettivo. Vorrei ampliare il discorso parlando di giovani: anche in questo caso molti allenatori non rischiano nel mettere in campo delle giovani promesse, non diamo a loro il tempo necessario per crescere e adattarsi al nuovo ambiente e campionato. Tutti hanno bisogno di una fase di rodaggio, bisogna credere nei propri ragazzi e non bocciarli subito se non dimostrano il meglio del loro repertorio nelle prime uscite. In questo caso penalizzi solo il ragazzo e non gli trasmetti fiducia, è un vero peccato perché sono il nostro futuro e non bisogna bruciarli scartandoli alle loro prime difficoltà”.
Da qualche giorno il Novara FC ha inaugurato la sua casa all’interno della sala “hospitality” dello stadio. Un museo ricco di cimeli, documenti storici, maglie e tanto altro. Ci sono dodici sale, una di queste ha il tuo nome e fai parte della raffigurazione fotografica della “Hall of Fame” di tutti i tempi. Ovviamente tu eri presente all’inaugurazione di questo luogo così affascinante e ricco di storia. Quali sensazioni hai provato nel vederti impresso per sempre nella nostra casa? “È un grande piacere essere ricordato in un museo e in una squadra che mi ha dato tutto. Non penso di meritare tutta questa riconoscenza, ma sono felice di rappresentare una parte di questa bellissima storia e di questa città. Sono arrivato dall’Argentina da perfetto sconosciuto, ho sempre sognato di far parte di una squadra e di esserne parte integrante: nel mio piccolo ho contribuito a tanti successi e soddisfazioni, questo sarà sempre un ricordo indelebile. Dopo tanti anni vedere una sala con il mio nome in bella mostra e la mia foto nella “Hall of Fame” è emozionante e toccante. Sinceramente spero che lo spazio dedicato ai giocatori storici sia ben presto aggiornato. La frase finale “Chi sarà il prossimo?” dovrà fungere da stimolo per tutti gli azzurri, sarebbe bello vedere delle nuove facce per sottolineare un’ennesima vittoria storica. Auguro con tutto il cuore che questo possa accadere al più presto, Novara merita di rivivere nuove gioie ed emozioni”.
Immagino tu stia seguendo i primi passi del Novara FC di questa stagione. L’inizio non è stato dei migliori, questa settimana ha parlato solo il direttore generale Lo Monaco, analizzando la situazione attuale. Fiducia è stata la parola chiave della conferenza, è questo il termine a cui dobbiamo fare affidamento? “Si, credo che la fiducia sia essenziale in questi momenti di difficoltà. Non ho avuto modo di ascoltare con attenzione le parole del direttore Lo Monaco, però sto seguendo con partecipazione questo nuovo cammino azzurro. Non è stato un inizio semplice, il calendario non ha aiutato ma è già arrivato il momento di dare un’accelerata. Le prossime partite saranno Lecco, Pro Patria e il derby contro la Pro Vercelli, un trittico di tutto rispetto, ma secondo me la svolta potrà esserci proprio all’interno di questi match. Mi piace la rosa, ha ampi margini di miglioramento: rispetto alla scorsa stagione molti volti nuovi sono arrivati in squadra e l’arrivo di giocatori stranieri ha rallentato un po’ il tutto, per loro adattarsi ad un calcio diverso richiede più tempo e una certa tolleranza da parte di tutti. Attendiamo le prossime partite, un giudizio più esaustivo e dettagliato sarà importante per tracciare un primo vero e proprio bilancio”.
Già a partire dal nome c’è un po’ di Novara in questa squadra. Tu sei l’esponente di grido ma non dimentichiamoci del tuo vice, Mavillo Gheller, e dei giocatori Gerbino, Pereira e Piscitella. Ti va di salutare tutti i tifosi azzurri e i lettori del sito? “Certo! Sono contento che nella mia squadra ci sia un pezzo di Novara, tutti loro hanno sempre dato il massimo per la maglia azzurra. Un capitolo a parte merita Gheller, ha vissuto una parte della sua carriera sotto la Cupola e ricorda sempre con affetto e sorriso quegli anni. Un caloroso saluto a tutti tifosi, continuate a trasmettermi amore e passione. Avete conquistato anche la mia famiglia, raggiungere questo tipo di legame è meraviglioso ed è una cosa che custodirò gelosamente sempre nel mio cuore. Quando avrò un po’ più tempo porterò i miei bambini al museo, voglio far capire loro cosa c’è dietro a questa squadra e vorrei fargli rivivere tutto quello che noi abbiamo trascorso insieme”.
Grazie a mister Pablo Andrés Gonzalez per la disponibilità nel concederci questa intervista. Un ringraziamento anche all’Ufficio Stampa della SSD NovaRomentin per la gentile concessione rilasciataci nella stessa. Da parte di tutta la redazione del sito e di tutti gli sportivi, un grandissimo “in bocca al lupo” al mister per nuovi successi e soddisfazioni.