Donne e Palloni
Di Alice Previtali
Foto © Guido Leonardi
Una cosa è certa. Una donna, per scrivere di calcio - o bazzicare nel mondo del calcio - deve sapere di calcio. Non basta che tu conosca dove abbia passato le vacanze Ronaldo, il nome dell’ultima figlia di Zaccagni o che per andare a Formentera si debba passare da Ibiza. Non basta nemmeno ammiccare, sorridere o sfoggiare mise fuorvianti facendo finta di capire cosa stai vedendo o cosa stanno dicendo quelli a fianco a te. Peccato, altrimenti a quest’ora sarei a Coverciano.
Ne devi sapere e se vuoi sopravvivere, e far sopravvivere le tue idee come un eco, anche piuttosto bene. Devi proprio sapere che la mezz’ala non vola a metà come le galline e che il “quinto” non è nessun posto in classifica. È stata dura capire che il 3-5-2 non è l’ultimo modello dei Levi’s così come scoprire che il fuorigioco accade spesso e volentieri nella vita di ognuno, almeno nella mia: sei troppo avanti per essere raggiunta e ad un passo dal mettere in borsetta l’obiettivo che arriva, inesorabilmente, al fischio arbitrale che ti obbliga a tornare indietro di un saltino, proprio come nel gioco “1, 2, 3 stella”, perché non è elegante nei confronti dell’intero pollaio volare quando gli altri non hanno ancora capito di avere le ali. Spesso a fischiare sono le persone di cui ti fidavi.
Per una donna che scrive di calcio non c’è VAR, moviola o corsie preferenziali: sei sola davanti alla porta, come Bentivegna sul dischetto del rigore. A proposito… da donna mi chiedo perché lo abbiamo spedito verso altri lidi insieme a Corti tenendoci stretto Ongaro, ma forse sono ancora troppo poco esperta per capire.
Scrivere di calcio non è semplice, soprattutto perché intorno a te si creano due gruppi delineati e distinti con cui quotidianamente devi fare i conti: i “complici” con cui discuterai serenamente di partite e non, arricchendo il tuo punto di vista personale in maniera paritaria e sincera e “gli altri” - molteplici altri - che, ovviamente in sordina, cercano di capire quale sarà la tua prossima bomba verbale perché non l’hanno mica digerito che asfalti le buche dove spesso si inciampa, specialmente in un mondo - ovviamente non solo sportivo - dove le competenze vengono appiattite in favore della sottana riverenza.
Costa coraggio mettersi in discussione - qui e ovunque - e anche una buona dose di pelo sullo stomaco, ma senza mancare di rispetto a nessuno userò sarcasmo e ironia anche in questa nuova stagione azzurra, per lanciare riflessioni e constatazioni ammirando il verde del “Piola” ed il luccichio dei quadricipiti sudati dei “nostri” calciatori che, diciamocelo, fanno sempre piacere. Sculettare con le parole illumina la strada in maniera più limpida che farlo solo con il sedere, soprattutto se si ha un cervello sodo. Se poi lo sono anche le chiappe, touché.
Eh sì, sono tornata!