Stringi più che puoi
Di Alice Previtali
Foto © Guido Leonardi
La mia è stata comunque una notte insonne, ma spesso mi succede quando la tensione è eccessiva e accumulata da troppo tempo. Sono certa che la maggior parte di voi avrà sicuramente passato una notte lieta, come se lo spicchio della luna raffigurasse nel cielo buio la lettera “C”. Mi auguro che tutta questa agonia stagionale sia servita ad imparare una lezione che spesso si dimentica, soprattutto dopo la sbronza di un trionfo: la fatica maggiore è saper creare, che sia un gruppo o un’idea condivisa e una volta che lo si è fatto, se si vuole crescere, evolversi e andare oltre il punto in cui siamo rimasti, stringere più forte che si può. Solo uno stolto potrebbe pensare di lasciare andare ciò che ora stiamo per ricominciare completamente daccapo, magari pensando ingenuamente di ottenere risultati più prestigiosi, come se la lezione fosse imparata abbandonando però i timonieri che finora hanno remato per realizzarla. Se in questa stagione ho capito una cosa è che la mera vicinanza fisica delle persone non fa la determinazione nell’esserci - e non solo nel calcio - non è semplicemente condividere un luogo a fare coesione ma è l’alchimia, la sinergia e la condivisione delle stesse passioni e dello stesso modo di viverle a fare da drappello.
Paradossalmente capita di sentire più “tue” persone a chilometri di distanza: non è solo la fisicità a determinate l’unione quanto la connessione, la stima, la sana competizione che non diventa invidia, che non fa sgambetti al compagno, è la complicità tra pari, è la fiducia, l’interesse della risposta per qualsiasi domanda, il saper ascoltare. Spesso sfocia in amicizia e questo la dice lunga su ciò che tra quattro mura che odorano di sudore è nato. Non è un compito facile, ti sfianca, ti assorbe, ti consuma. Ma quando trovi quella persona che è in grado di smuovere le corde della mente di un gruppo di ragazzi che spesso non hanno nulla in comune, nemmeno la nazionalità o la lingua, ma che hanno il merito di saper farsi ormeggiare, consapevoli che solo così possono alzarsi in volo, al di là della propria singolarità, considerala una rarità. E tienila stretta, più che puoi.
Trasmettere il modo in cui riesci a vivere, in cui sei riconoscente verso le opportunità, in cui ogni giorno è buono per ricominciare e capire che il vero motore per qualsiasi successo, sorriso o notte serena è quel fuoco che ti porti dentro, che non solo ti fa alzare la mattina carico ma con l’energia tale da sfidare il tempo, in una lotta genuina in cui la sola cosa che conta è crederci. E viverla.
Correre, andare, oltrepassare i limiti e avere rispetto della fortuna di avere quel posto nel mondo e quando la realtà non rispecchia la fantasia avere il coraggio, la costanza e la determinazione per farla avvicinare a quel sogno che hai, che abbiamo insieme nella testa, nelle gambe, nelle vene.
E avere a fianco qualcuno che crede alla tua stessa follia perché la bellezza della vita sta tutta lì, nell’essenziale.
A chi, come me, si nutre dell’impossibile. Grazie.