Cacciatori di teste
Di Alice Previtali
Come la Regina di Cuori voleva tagliare la testa ad Alice nel paese delle Meraviglie, anche qui siamo alla stregua di una favola che di favoloso ha poco e niente. Tutti autoeletti comandanti dell’esercito di carte-soldato, con la soluzione delle partite in tasca, dimenticando che i combattenti sono fatti di carta “frivola” che con il vento crolla. È caccia aperta al “colpevole”: cercalo, trovalo, tagliali la testa oppure mandalo via, fallo tornare se serve oppure sostituiscilo. Punta il dito. Fai fuoco. Devastalo. Dopo che l’hai scelto. Fallo ancora.
I cacciatori di testa scelgono l’allenatore come prima vittima. Colpevole, come un maledetto Stregatto. Ma per quanto debba visionare dall’alto e debba avere l’obiettività e la responsabilità di scegliere e schierare l’esercito, difficile quando le uniche carte che rimangono in piedi sono i due di picche che, con tutti i cambi moduli che certo avresti potuto tentare, due di picche restano ovunque li posizioni. “Forse non sono stato bravo a farli esprimere”… Eh no, caro Mister, questa volta devi smetterla tu di prenderti colpe e renderti conto, come dovrebbe fare chi continua a ghigliottinarti, che un cavallo zoppo non lo puoi raddrizzare, a maggior ragione se i cavallini fanno fatica a volerci provare.
Direttore Sportivo Pitino: colpa numero 2. Come un Capellaio Matto ha cercato di dare una sanità di squadra, dopo che la stessa aveva mangiato il funghetto velenoso - scelto da chi di dovere e non con un colpo di stato, ricordiamocelo - ed essere finita nel vortice dell’imbarazzo, funghetto cui nome riecheggia ancora al “Piola” come una minaccia: Moreno Zebi. Portatore sano di scelte sbagliate, chiama a sé personaggi presi secondo la percentuale di vendita delle figurine Panini, con grosse qualità individuali (e lo credo sul serio) ma che necessitano solo di alcuni recuperi fisici, altri di percorsi terapeutici per abbassare autostima e convinzione di invincibilità, aumentando magari la virilità su un campo da calcio. Una “genialata” metterli insieme nella stessa squadra già bisognosa di cure. E di leader. Il Cappellaio Matto, invece, grazie a mosse strategiche ha fatto comparire personaggi salvaclassifica come Margiotta, Varone, Pelagotti, Illanes, Vuthaj (buttato sul primo aereo dal funghetto, se dobbiamo raccontarla in breve).
I cacciatori di teste puntano il dito su chi ha cercato di salvare il salvabile, portando la squadra dove volevate fosse, alla salvezza e dove volevate provasse a combattere, i play-off. Consapevoli che oltre non si poteva andare, gli accusati principali hanno creduto incessantemente in un branco assente, brancolante, inconsistente. Fermi, immobili, attenti a non sporcarsi, gossippari sensibili solo alle opinioni che sporcano la loro immagine, reagendo in modi adolescenziali e ridicoli. Senza una notte in bianco per aver sbagliato e per aver deluso compagni, tifosi e mister che ha concesso loro fiducia infinita. Non di tutta l’erba un fascio. Perché i pochi ma buoni ci sono. Sono quelli zitti, presenti, professionali ed educati, sono quelli di cui non parlate mai. Sono quelli che meriterebbero molte più parole. Ci abbiamo creduto tutti, ancora. Non è l’aver perso, ma come si è perso.
I cacciatori di teste dovrebbero saperlo: la società del Novara è proprietà di un’unica persona che ha scelto di fidarsi del professionista sbagliato, artefice dello sfacelo dell’orgoglio azzurro. Ha cercato di rattoppare il guaio tornando sui suoi passi e non riuscendoci perché, la metà del campo, è fatta di contratti e non di anima. Ha toppato. Lui, in primis. Ma dagli errori si impara.
Presidente, mi chiami. L’aiuto io a prenotare il biglietto di sola andata per qualcuno, mica che sbagli ancora.
Sempre con affetto e rispetto.