La spada d’oro di Gino Cantone
Di Gianfranco Capra
Luigi Cantone (detto Gino) è stato un lomellino che ha vissuto a Casalino e a Novara, realizzando il suo sogno sportivo con la Pro Vercelli. E’ nato a Robbio Lomellina nel 1917 ed è morto a Novara nel 1997. Al suo paese natale gli hanno intitolato il palazzetto dello sport.
Bellissima la sua storia sportiva (lui che era portato all’agricoltura, alle macchine agricole e, a seguire, alle auto). Si innamora della scherma, in particolare della spada, conoscendo le strepitose vittorie degli specialisti italiani nelle diverse Olimpiadi e nei campionati mondiali ed europei.
Gli sono famigliari i nomi dei fratelli Mangiarotti, i fratelli Nostini, Ragno, Cornaggia-Medici e altri. All’età di vent’anni gli prende la passione per la scherma e sceglie la spada, più adatta al suo temperamento. Anche a Novara c’è un’ottima scuola di spada, la già celebre “Pro Novara” del maestro Onesti in cui spiccano Trioli e Passarello.
Luigi Cantone: da “riserva” a medaglia d’oro
all’Olimpiade di Londra del 1948
Ma Gino preferisce allenarsi nella vicina Vercelli che ha dato alla spada campionissimi come i Bertinetti e dove esiste un’attrezzata palestra. Purtroppo i cinque anni di guerra gli precludono un’attività agonistica decente, ma gli consentono di allenarsi al meglio.
Ottiene i primi risultati già negli anni trenta, con una serie di probanti secondi posti ai Littoriali e al torneo di Abbazia. Poi si gusta i successi al torneo “Cassa di Risparmio” a Milano e nel trofeo “Nedo Nadi” a squadre.
E’ tiratore eccellente con uno scatto micidiale e un’ottima visione strategica dello scontro. Nel 1939 vince la medaglia d’argento ai campionati mondiali universitari a Vienna, poi trascina la sua squadra al successo collettivo.
Luigi Cantone con la squadra olimpica di Spada
Nel 1940 vince il classico trofeo “Nedo Nadi” e l’anno dopo debutta con la maglia della Nazionale a Berlino contro la Germania. La guerra interrompe lo sport ma non la pratica negli allenamenti. Riprende a gareggiare nel 1946 ed è secondo al torneo internazionale di Losanna. Il suo obiettivo, tuttavia, resta l’Olimpiade di Londra del 1948.
La squadra italiana per i primi Giochi del dopoguerra è composta dai fratelli Edoardo e Dario Mangiarotti; Carlo Agostoni, Gino Cantone, Mandruzzato e Marini. Ma soltanto in tre possono partecipare alla gara individuale ai primi di agosto del 1948. Sono scelti i fratelli Mangiarotti e Agostoni. Cantone - delusissimo - è escluso.
Ma è qui che si verifica un colpo di scena: Dario Mangirotti, durante le prove, si infortuna ad un piede e Cantone rientra in gioco. Eliminatorie durissime con una quarantina di partecipanti. Arrivano alla finale a dieci ben tre italiani: Edoardo Mangiarotti, Agostoni e Cantone; sette gli stranieri fra cui il francese Paguet e lo svizzero Oswald Zappelli (di origine italiana; anzi… suo padre è l’ossolano Luigi Zappelli, appena eletto deputato al Parlamento italiano nelle file del Partito Socialista).
Un’altra foto “storica” della squadra olimpica italiana di Spada
Il gioco di squadra costringe Cantone a perdere contro i compagni di squadra italiani. In questo modo il nostro spadista si ritrova fuori dai giochi, completamente rilassato. Ma solo... apparentemente. Succede di tutto in quelle cinque ore e mezza di finale. Tutti perdono e vincono; meno Cantone che batte tutti gli avversari stranieri, sette assalti, sette vittorie.
Alla fine si trova in testa alla classifica con sette vittorie e la medaglia d’oro, massimo risultato per uno sportivo praticante. Terzo, particolarmente arrabbiato, Edoardo Mangiarotti che non hai avuto in simpatia Cantone.
Festeggiatissimo a Novara e a Vercelli, il nostro spadista si impone anche nella classica coppa Molè, batte a Cannes il fortissimo Artigas (campione del mondo nel 1949) e poi si toglie la soddisfazione del titolo mondiale a squadre a Il Cairo, insieme ai fratelli Mangiarotti che non hanno mai “amato” Gino Cantone.
Soddisfatto e appagato dai trofei conquistati, Gino Cantone parte per il Brasile abbandonando lo sport. Tornerà in Italia dopo dieci anni, dedicandosi completamente al suo lavoro e alle macchine agricole. E’ scomparso nel 1997.
Gianfranco Capra